CAPITOLO SETTANTATRE

 

2010

 

 

01/01/2010 22.42.56

 

ccolo arrivato .  2010 ! Fa paura solo sentirne echeggiare il suono . La vibrazione di quelle sette vocali arroccate fra cinque , turrite consonanti , evoca ancora la suggestione di un futuro che sembrava inarrivabile e invece è qui .

2010 ,  l’anno del contatto di un celebre film . Vorrà dire qualcosa ? Chissà ? Forse . Chi può dirlo ?
2010  , ne sono passati di anni  da quando mi chiedevo che età avrei avuto nel 2000 … e ne sono trascorsi altri dieci da quello che sembrava un lontanissimo traguardo .

Cazzo ! Sembra ieri che costruivo capanne tra i cespugli e ponti sui fossi per difendermi da insidie inesistenti , o combattevo sanguinose battaglie tra indiani e cow boy . Mi sa che son tempi davvero lontani , dovrò abituarmi alla parabola discendente , eppure la cosa non mi spaventa  , non è poi detto che gli anni migliori siano davvero alle spalle .

Questo non toglie che abbia una certa fretta , non vedo perché dovrei nasconderlo , e se di cazzate ne ho già fatte a pacchi  , questo non significa abbia intenzione di smettere  . Confido pertanto nel nuovo anno , augurandomi che possa portarmi quella giusta dose di follia che mi consenta di guardare ad un futuro ancora in grado di sorprendermi .

Già , mantenere intatta la voglia di sperimentare …avevo poco più di sei anni quando lasciai la mia cameretta , che fino ad allora mi era sembrata enorme , per cominciare a guardarmi attorno , circondato da quella nebbia pesante come farina che gli adulti chiamavano paura .
Il corridoio sembrava lunghissimo , interminabile , nero come l’inchiostro , solo un filo di luce filtrava a stento dalla porta socchiusa della stanza dei miei  . Appena il tempo di abituarmi al buio e il bagliore del grande ingresso mi aprì nuovi orizzonti verso la cucina , il salotto buono , eternamente chiuso a chiave , e , voltato  quello spaventoso angolo   a novanta gradi , tra il ripostiglio e lo studio di papà , la camera di Paolo che presto sarebbe diventata anche la mia .

Nel frattempo avevo sviluppato uno sguardo piuttosto autoritario nei confronti di pareti e mobilio , e , eccettuato qualche vano misterioso di quella casa immensa - non nascondo che lo sgabuzzino   m’ incutesse  ancora un certo timore - ero ormai padrone di quei centottanta metri quadrati  e dintorni , tanto che ormai mi avventuravo con una certa disinvoltura persino oltre la porta d’ingresso , fino a raggiungere l’ascensore sul pianerottolo , in attesa dell’arrivo di eventuali e sempre graditi ospiti .

Quando , solo qualche anno più tardi , varcai , così , la soglia del portone del palazzo di piazza Gondar mi sentivo ormai pronto , e , seppur vezzeggiato e fin troppo compreso fino a quel momento ,  non ero particolarmente spaventato da quel sole accecante . Avevo da poco conquistato i calzoni lunghi , il certificato di uscita dall’infanzia , e se i vestiti erano quelli ereditati dai fratelli maggiori non era certo un problema … non  lo era mai stato e non c’era motivo lo diventasse adesso .  

Ancora una manciata d’anni , poi l’incontro con l’altra metà del cielo , un appuntamento  che avrebbe completamente rivoluzionato la mia vita e quella dei miei compagni di scuola , alle prese ,  fino ad allora  , solo con valide , supervalide e figurine mancanti  . Così , terminato in soli tre anni il ciclo delle scuole medie , quando l’obiettivo era tutt’ al più il turbamento di un ballo lento, ora si pensava a bottoni e cerniere .

Dapprima quelle strane creature sbarcate da un altro pianeta rispondevano a monosillabi , mostrandosi comunque ostili , poi , col passare dei giorni , si abituarono alla nostra ingombrante presenza . Del resto tutto quello che volevamo , almeno per il momento , gli uni e le altre , era solo scambiarci intensi sguardi da un banco all’altro.

Portavano stivali alti e minigonne tutto l’anno , noi replicavamo a quel provocante abbigliamento con giubbini corti , jeans e borse di Tolfa , pellame liso su cui far scorrere la biro incidendo nomi e simboli di propaganda , dai gruppi rock d’avanguardia al mito del Che , fino al noto logo con falce e martello , soffermandoci naturalmente in ghirigori sul nome della stronza di turno che ci rubava l’anima al momento … esche … segnali … messaggi in bottiglia .

Dai periodi barocchi , ricchi di subordinate , vergati sul diario Vitt , nel tentativo di stupirle e farle abboccare con vocaboli improbabili , passammo  , con loro grande compiacimento , per quanto fossero sensibili alle lusinghe della letteratura , alle vie di fatto , chiudendo becco e calamaio e incominciando finalmente a muovere le mani . Non tutti insieme , va da  sé , ciascuno ha i suoi tempi e qualcuno si accontentava di osservare tali trasgressioni nascosto in un angolo , devo ammettere che c’era grande movimento al botteghino .  
Ma anche per questa curiosa categoria di voyeurs non trombante , era nell’ordine delle cose  , sarebbe stata solo questione di tempo . Nonostante , infatti , tale titubanza desse la stura a mormorazioni su una certa incapacità , che sulle labbra più disinvolte prendeva maliziosamente il nome d’impotenza  , sarebbe bastato aspettare di entrare in maggiore confidenza per forare quella spessa corazza di timidezza . L’effettivo stato di disagio nel quale si dibattevano era evidente , sarebbe stato però sufficiente che qualche topina gliela facesse annusare per toglierli d’impaccio e fortunatamente , alla fine , qualche anima più caritatevole e meno schizzinosa saltava sempre fuori .  

Gli ormoni , nel frattempo , guizzavano come anguille  , non era facile tenerli a bada , occorreva possedere tempismo , animo risoluto e mano esperta , tanto esperta da non lasciare nemmeno le impronte digitali . Alcuni riportavano successi , altri addirittura inaspettati trionfi .

Arrivarono così le apnee dei primi baci , pomiciavamo in qualsiasi posto , purché fosse scomodo , isolato e preferibilmente umido , futura garanzia d’artrite alle ossa , esperienze che aprivano squarci interessanti sulla nostra fragile psiche , in preda a inquietanti e frequenti mutazioni .

A questo punto qualcuno di voi – ne sono certo – avrà stirato la bocca in una smorfia di disappunto , siamo alle solite , avrà pensato , adesso tornerà ad ammorbarci coi ricordi dei bei tempi andati e buonanotte .

D’accordo , riconosco il mio crimine e mi dichiaro sognatore pentito per usufruire così della riduzione di pena prevista per tali , abietti reati , che un bravo ometto , giudizioso e ragionevole , dovrebbe sempre evitare di commettere … dovrei decidermi a pubblicare per una casa editrice specializzata in favole per ragazzi , anziché rivolgermi a lettori smaliziati , esigenti e scassa cazzi  come voi .
Torno quindi subito al presente , unico tempo con il quale ci si possa rivolgere a certa gente , insofferente all’imperfetto , refrattaria al passato prossimo , figuriamoci  a quello remoto …

L’anno nuovo si è aperto così come si è chiuso il vecchio , sotto il diluvio , cazzate dal Colle e pioggia battente da Nostro Signore … che è poi tutto quello che vi meritate !

17/02/2010 10.47.58

 

iao piccolo , quando , acceso il monitor tridimensionale della tua stanza  , leggerai queste mie sconclusionate righe sarai già grande, ed io , probabilmente , un pessimo concime per la terra . Ho pensato quindi fosse bene farti avere notizie di prima mano su come sono andate le cose tra noi , prima che Domineddio , sempre così incazzato e imprevedibile , decida di togliermene , insieme al tempo e ai giorni , l’occasione , e soprattutto l’opportunità  .

Come infatti saprai , avendo ormai percorso gran parte del mio stesso cammino , chiacchiere e maldicenze vanno prese con le pinze , e non sempre si può contare sui propri ricordi , specie quelli di una , più o meno , rimpianta infanzia , sempre così indefiniti e inclini a perdersi nel sogno  .

Veniamo , dunque , al nocciolo della questione . Ho idea possa esserti apparso come un papà sempre troppo nervoso , innegabilmente distratto e ben poco presente , ma questo è quello che capita a quasi tutte noi teste grigie , con scarsi mezzi e folta prole al seguito , è il nostro ruolo del resto …  a meno che non si abbia un posto fisso in banca o al ministero , e uno stipendio , congruo e certo , a fine mese .

Qualche volta sarò stato pure stronzo, l’ammetto , ma fossi in te m’abituerei fin d’ora per quando sarà il tuo turno  . Se t’ho inquadrato bene , infatti , e non so dirti se per disgrazia o per fortuna , tu mi somigli alquanto , temo pertanto che finirai per seguire le mie orme , più per scelta che per obbligo  , bada bene , ritrovandoti un giorno a guadagnarti il pane pezzo per pezzo , svezzando così figli , magari pure tanti , senza una busta paga e con la neve in tasca .  

Te lo consiglio , tesoro , non ti ci vedo proprio a scattare sull’attenti e timbrare un cartellino , animo troppo inquieto il tuo … è vero , è dura , ma ogni banconota guadagnata te la sarai sudata . Non  dovrai  ringraziare nessuno , e non è poco , potendo così passare a testa alta , tra chi  , a reddito fisso e spesato di tutto , t’avrà chiamato , a suo tempo , ladro ed evasore .  
Pupazzetti , stella mia , disegnati pure male , bisogna capirli , se gran parte di loro è brava gente che , rimboccate le maniche ,  lavora duro , un ‘altra , sia pur modesta , fetta , la più arrogante , scalda soltanto una sedia , in genere la stessa per non meno di trent’anni , rompendo , per di più , pure i coglioni …  

Non sarò il migliore dei padri , non pretendo tanto , ma non sono poi tanto male , e , a dirla tra me e te  , in giro c’è di peggio , io , se non altro , non faccio figli e figliastri e quando mi comporto da stronzo , si vede lontano un miglio , non è mai un fatto personale , né dura a lungo .

Di me rammenterai le tempie grigie , del resto , quando sei venuto al mondo  la mia chioma corvina era già un lontano ricordo . Rievocherai la mia presenza quando attraverserai le vie del centro , e sentirai la mia voce elettrizzata che ti esorta ad alzare lo sguardo , per osservare il suggestivo profilo dei palazzi di via del Tritone e dintorni , appena ritagliati dall’azzurro del cielo di Roma .  

Non so quanto farò ancora per te da qui in avanti , dipenderà dal vestito che la vita vorrà cucirmi addosso , ma stai pur certo che , in un modo o nell’altro , avrei voluto fin d’ora fare molto di più … certo , comunque , che saprai cavartela alla grande , anche senza il mio modesto aiuto .
Le mamme sono fatte per rincuorare , i padri , in genere , per rompere l’incanto . E’ un ruolo che assumo volentieri , perché , ne sono certo , è il solo modo per farti crescere senza tante paturnie e grilli per la testa , sottraendo così materiale d’analisi , e non pochi quattrini , a strizzacervelli schizzati e in crisi d’astinenza . Se poi dovessi fare il botto a un certo punto , be’ , pazienza … non credere d’averne l’esclusiva ,  è capitato , capita e capiterà ancora a tanti , per cui vedi di rialzarti … e senza fare tante storie .

Ho sempre pensato non serva mostrare il proprio amore , quando sa farlo benissimo da sé , e bravi ometti come noi , stellina santa , non hanno , né avranno mai , bisogno di conferme . Quando si gioca a scacchi , l’hai visto pure tu ….’azzo , m’hai pure battuto … son cento volte più importanti le torri , tetragone e massicce , che un paio di cavalli imbizzarriti , che sanno solo scartare , scalciare e dare di matto .

Da giorni piove , una pioggia insistente che ingrigisce tutto e martella le finestre , ma ricorda che oltre lo sconforto di una giornata come questa c’è il verde intenso dell’erba di un giardino , devi soltanto aspettare che venga primavera , là fuori e dentro di te , un vento caldo che spazzerà via ogni minuscolo frammento di quotidiana indifferenza .

D’altra parte sei un ragazzino in gamba , al momento di questo mio sproloquio non hai ancora dieci anni e già non ricordo più l’ultima volta che hai pianto , non ci fare la bocca però , qualche stronza lungo il viaggio la incontrerai di sicuro , saranno notti d’estate , notti di luna , tutto quel che dovrai fare è cercare di attraversarle indenne … o almeno provarci . Finché non troverai la donna giusta , quella con cui condividere prima la passione e poi la tenerezza , fino a sedersi vicini , spiando , senza mai farsene accorgere , l’uno le rughe sul volto dell’altra , cercando i segni che da un anno all’altro incide il tempo .

Ormai sarai lontano , abiterai le stanze di un altro appartamento , ma forse , di tanto in tanto , verrai a trovare queste . Ti lascio solo , a confronto con l’emozione di tornare in una casa che è stata la propria . La memoria affiora a contatto con ogni singolo mobile , ogni più piccolo oggetto , la piega della tenda , le sedie poste asimmetriche intorno al tavolo del salone . Ad accoglierti , ancora e sempre , quel particolare taglio d’ombra nell’angolo della porta del bagno . Ricordi ? Ti faceva tanta paura .
La luce filtra da una fessura nella persiana rotta , la stessa luce di tanti anni prima . Con un gesto meccanico apri il cassetto del mobile della tua vecchia cameretta  , è vuoto  , eppure ci vedi le felpe e i pantaloncini d’allora . Dalla cucina l’acciottolio delle stoviglie , mamma sta preparando la cena , dalla sala da pranzo il sordo ronzio di un  televisore sempre acceso  , dalle stanze dei fratelloni il frastuono di quelle epiche battaglie a colpi di joystick alle quali volevi tanto partecipare … tutto questo in un assordante silenzio .  

Ed ora torna a casa , quei suoni non sono scomparsi , si alzano ancora , ma altrove , accompagnano i gesti di tua moglie mentre rassetta , e quelli di tuo figlio mentre rovista tra i pixel di un computer , cercando tracce di vita di un vecchio nonno pazzo . E allora , dal silenzio dell’oblio , la casa dei ricordi emergerà di nuovo , come un’ isola che stavolta c’è … o , almeno , c’è stata .

 

 

La posta dei lettori

15/05/2010 11.07.48

 

 

erto che anche nostro Signore dovrebbe avere un pizzico di buon senso , capisco che , dopo tanti secoli trascorsi a dipingere albe e tramonti , sia  un po’ stanco , abbia perso la mano e con essa l’entusiasmo , ma non si può tratteggiare una giornata tanto uggiosa il 15 di maggio . Il clima è autunnale e piove come fosse novembre  mentre il sole se ne sta rintanato e tremante , avvolto da un cielo pieno di nuvole basse e compatte senza disegno  .

Comincia a perdere colpi , sarà l’età , capisco tutto , ma presto o tardi dovrà pur decidersi a restituire i giusti colori alle stagioni …  forse dovrebbe passare di nuovo al figlio tavolozza e pennello ,  sarebbe ora , quel simpatico capellone è un bel pezzo che non si fa più vedere quaggiù .

Oltre la finestra dello studio soffia un vento impetuoso , nel parco di fronte le cime degli alberi scuotono le foglie come fossero impazzite , il vetro è punzecchiato da una pioggia sottile e la girandola , legata all’inferriata del balcone , gira vorticosamente su se stessa , fondendo in un’unica  tinta indefinita i suoi cinque colori .

E’ un sabato di passaggio , un sabato come tanti , speso , come centinaia d’altri prima , nell’attesa di una domenica probabilmente svogliata , e comunque ancora tutta da programmare.

Nel frattempo il sottoscritto , chiusa definitivamente quella lunga parentesi , aperta ormai quasi un lustro or sono  , e prolungatasi , tra principali , subordinate e coordinate , fino all’altro ieri ,  può finalmente tornare a quel foglio di carta bianco lasciato nel cassetto e chiuso a chiave  . Speriamo di ritrovarlo , piuttosto . Chissà dove sarà finito ? Va be , poi lo cerco , sono tranquillo , prima o poi lo trovo .

Negli ultimi anni ho riempito scatole e scatole di ricordi , forse troppe , ma questo non è sbagliato , anzi , ho soltanto esagerato nel riaprirle troppo spesso per frugarci dentro . Ora sento , però , che è arrivato il momento di sigillarle sul serio , tenendole lì , ben allineate , in qualche angolo del cuore .
In fondo per cambiarti la vita non ci vuole un cazzo , basta un colpo di testa , è il coraggio di ascoltare sul serio le voci di dentro che spesso ti manca , trovato quello ,  il resto verrà da sé . D’altra parte non è certo colpa mia se , quando sono venuto al mondo , il kit di sopravvivenza fornitomi dal Principale contenesse anche un paio d’ali , trovarle e non usarle sarebbe stato un vero spreco . Si sa quello che si rischia quando ci si alza in volo , sta  a te accettarlo o meno . 

Mai come oggi vedo così chiaro , Santa Lucia deve aver fatto il miracolo , se penso che se non avessi mai calato le mie carte e visto il gioco non avrei mai  capito chi bleffava  …in ogni modo adesso è inutile pensarci , ormai è andata .

Assistere in questi ultimi tempi alla magia del sole che si leva sui palazzoni della Serpentara mi ha fatto pensare   parecchio , all’alba tutto ha un altro profilo e i colori , appena accennati , ti aiutano a scorgere quello che di giorno si mimetizza nel caos della vita che scorre là fuori , nascondendoti così le sfumature , che , sole , fanno la differenza tra il vivere e il sopravvivere .   

In queste lunghe notti , non potendo dedicarmi ad altre , più interessanti occupazioni , ho spesso disegnato col dito le gocce di pioggia sui vetri dell’auto . E’ stato un ritorno al passato , a quando , chiuso in casa durante un acquazzone , la mia lavagna era la finestra di cucina , anche allora il tempo non scorreva mai e ripetevo a mia madre il disagio di quella noia mortale .

Tutt’altri contorni questo frammento d’ esistenza rispetto a quella d’allora  , se non altro perché a quei tempi correvo a perdifiato lungo una ripida discesa , mentre oggi , in genere , arranco in salita , o al limite , quando va proprio bene , riesco a percorrere , senza strafare , qualche chilometro di agevole pianura … fortuna aver ritrovato l’entusiasmo , ora ci vuole il fiato .

Durante l’ ultimo , più recente , tratto di strada ne sono successe di cose , alcune vicende sono ancora da approfondire , altre hanno invece assunto una connotazione ben definita e definitiva … mi si consenta l’orripilante gioco di parole , ed ora che sembra sotterrata l’ascia di guerra - anche se ho idea si tratti di un semplice armistizio - ciascuno potrà valutare da solo , tenendolo possibilmente per sé , se l’antidoto trovato , una soluzione contenente un granello di rabbia , annacquata e resa del tutto innocua da una massiccia dose di comprensione ,  è un prodotto  della fiera  dell’ipocrisia o dei buoni sentimenti .

Provate pure a mescolare l’alchimia delle due pulsioni , ma , datemi retta , non dimenticate di conservare in frigo almeno una fiala di rabbia  pura e incontaminata , vi servirà dovesse capitarvi di restare di nuovo soli … io , per non sbagliare , non me ne farò mai mancare la giusta dose  , ho infatti sempre sostenuto che , al bisogno,  è lei , e non certo sostanze volatili come amore o tolleranza  , a muovere  il mondo e tutto ciò che , da millenni , gli gira attorno .

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