CAPITOLO 29

                                                                   

 

         Verso sera




 

 

ome è andata con Axa? Siete proprio curiosi come scimmie.  Ok! Ok!  Vi accontento subito . Tanto sono appena rientrato e non ho alcuna voglia di uscire di nuovo.  L’aria di marzo è ancora fredda e tutto quel che sono riuscito a fare con questo tempaccio infame è stato pestare i chicchi di grandine ammonticchiati sui marciapiede vuoti del quartiere mentre un vento gelido mi si infilava nelle  ossa.

Che volete che vi dica ? Siamo ormai al redde rationem.

Lungo il cammino ho  sempre prediletto l’arte dei piccoli passi. Uno dopo l’altro, lentamente, cercando di non inciampare . Inutile correre a perdifiato per poi fermarsi sfiancati  sul ciglio della strada . Stavolta però, per uscire da ogni impasse , avevo deciso di rischiare e andare fino in fondo. A qualunque costo. Scagliarmi a testa bassa , spavaldo , intrepido e tricolorato , contro l’arrogante padrone del vapore annidato nel suo covo oltralpe senza pensare all’ inevitabile epilogo.  Se necessario perire sul campo di battaglia non prima d’aver dato filo da torcere al nemico e trascinato con me nella polvere il maggior numero possibile di avversari . Muoia Sansone con tutti i filistei!

Gli eventi hanno deciso altrimenti.

Tengo famiglia, come dicono a Napoli, oltretutto non ho mai avuto la vocazione al martirio . Temo ritorsioni e furiose rappresaglie. Così, quando mi è stato offerto il calumet della pace sono sceso a più miti consigli per non esasperare ulteriormente i toni del confronto. Gli obblighi verso mia  moglie e i miei tre figli mi hanno suggerito di  rinfoderare gli artigli per tornare al tavolo delle trattative e firmare un’onorevole armistizio  . 

La posizione era indifendibile . La mosca bianca , con ogni probabilità,  ha finito per sempre di volare . 

Gli assedianti offrono condizioni sorprendentemente generose.

Per continuare a svolgere il mio lavoro  potrò  appoggiarmi a qualche colosso d’elite con un portafoglio gonfio,  le spalle coperte e tanti amici fidati.

Non ho ancora deciso.  Non sono certo di voler perdere la mia identità e indipendenza . Confondermi nel mucchio , come hanno fatto tanti prima di me ,  rinunciare al legittimo desiderio di distinguermi dal gregge , svilendo d’un colpo anni di sacrifici e duro lavoro . Era inevitabile , sapevo che prima o poi sarebbe arrivato il momento delle “decisioni irrevocabili” , si trattava di stabilire soltanto il dove e il quando. 

Ancora una volta hanno vinto le mezze cartucce in doppio petto blu ? Questi dandy di carriera , irreggimentati e addestrati nei sancta sanctorum dell’alta finanza, suonano sempre lo stesso noioso spartito, arricciano il naso e sputano sentenze. Non è colpa loro . Li pagano per questo. Con la loro ridicola mimica da piazzisti imbonitori suscitano una naturale ilarità . Purtroppo, dopo un po’ , il riso si fa amaro e si trasforma in rabbia. Fa male, ma non posso abbandonarmi al dolore proprio adesso . Devo  tenere testa agli impegni . D’ora in poi si faranno sempre più gravosi.

A volte vorrei cambiare la trama della vita e con una mano di bianchetto cancellare gli inevitabili errori di battitura . Disgraziatamente non è possibile . Occorre rassegnarsi e guardare avanti nel grigiore d’oggi e nell’incertezza del domani.

Gli anni novanta? Ne parleremo . Forse.

Cosa volete che vi dica ? Dopo gli anta i giorni volano . Le piste da seguire sono troppe , più cerco di procedere lungo una linea retta e più mi accorgo dell’enorme massa di materiale nascosta nei vicoli che sono costretto a trascurare. Resta appena il tempo per guardarsi indietro e salutare per l’ultima volta chi lasciamo lungo la via . Già, questo mio diario sta diventando un’avvilente lista di necrologi. Sono cose che capitano verso sera .

Nonna Livia non ce l’ha fatta. Quel suo grande cuore malandato non ha retto all’ultima prova.  Se n’è andata come Fernandella,  sola, alle prime luci dell’alba , senza rendersene perfettamente conto. O forse sì. D’altronde è sempre stata una donna forte. Se aveva capito se l’è tenuto per sé . Lucida fino alla fine. 

Non ha mai rotto i coglioni a nessuno, né avrebbe mai voluto farlo. Forse per questo il buon Dio se l’è portata via così in fretta. Di Domenica per dare meno fastidio possibile. 

Solo un’ ultima carezza prima che la denudassero per portarla via da quel letto d’ospedale dove aveva vissuto i suoi ultimi, difficili giorni,  disperatamente attaccata alla vita grazie all’ausilio di una maschera d’ossigeno . Poi l’ho rivista  avvolta in un lenzuolo bianco distesa sul freddo tavolo di marmo di quell’orribile stanzone in condizioni  indegne,  vetri rotti alle finestre e pareti scrostate , dove meno di due anni prima  era stato portato il corpo inerte di mia madre.

Che aspetteranno a rendere perlomeno presentabile quel luogo di raccoglimento è un autentico mistero. Sembra l’anticamera dell’inferno.  Basterebbe qualche ritocco e una mano di vernice. Ma pensate davvero che possa importargliene qualcosa  ai beceri manager ospedalieri che amministrano l’Umberto I° ? Se ne sbattono dei vivi figuriamoci dei morti. 

Nei sedici anni trascorsi da sola , dopo la scomparsa di nonno Antonino , le sono stato molto vicino. Forse più di tanti altri. Se non altro perché – fateci caso - i segreti si confidano più volentieri a chi non ha con noi stretti vincoli di sangue. Entrambi oltretutto, chi per un verso , chi per l’altro, dovevamo quotidianamente scontrarci con la forte personalità della figlia . Coalizzando le nostre forze , avremmo potuto cercare di tenerle testa , eravamo diventati complici,  tra noi si era istintivamente costituito un patto di mutua assistenza . Povera Lety non è che sia cattiva. Anzi! E’ che scassa. Ammazza se scassa !

La domenica era quasi sempre nostra gradita ospite a pranzo , prima a viale Etiopia, poi in viale Libia.  Verso le undici del mattino  andavo a prenderla sotto casa e sulla tangenziale, nel breve tratto che da via dei Foscari porta al quartiere africano,  si discorreva amabilmente commentando il gossip e i programmi televisivi della sera prima.

Eravamo buoni amici. Fungevo da prezioso consulente quando si dannava alle parole crociate e da segretario personale quando si trattava di consultare la posta, cambiare assegni e pagare le bollette. Lo facevo volentieri. Le volevo un gran bene.

Più di una volta , rivolgendosi a me in tono confidenziale, mi aveva confessato di temere per il proprio futuro. Atterrita all’idea di poter finire confinata in un letto come mia madre , della quale chiedeva sempre notizie,  si augurava che , quando sarebbe arrivata l’ora fatidica del trapasso,  non dovesse essere di peso per nessuno. Avrebbe voluto lasciare la sua sdraio di plastica bianca di fronte alla tivù solo per raggiungere in fretta il marito.

Ora quella sedia vuota è passata a me. E’ solida e maneggevole , posso avvicinarla al televisore e distinguere un po’ meglio le figure confuse che animano lo schermo.   Ancora una volta devo ringraziarla.

Mi resta solo un rimpianto, quello di non averla accontentata pronunciando qualche parola , durante la funzione funebre ,  per ricordarne la straordinaria mitezza  e bontà d’animo.  So che ci teneva tanto . Me l’aveva confidato in occasione del funerale di mia madre . Avrei voluto ma nessuno me l’ha chiesto. Temevo d’essere invadente. Ho sbagliato. Avrei dovuto fare di testa mia. Dopo tutto per lei sono sempre stato come un figlio.

Adesso arriveranno un po’ di quattrini e forse si potrà pensare con meno preoccupazione ad accendere un mutuo per l’acquisto di una casa .

E’ triste pensare che per trovare i soldi necessari a realizzare un sogno avrei dovuto seppellire madre e suocera. Per raggranellare  un discreto gruzzolo saremo costretti a vendere anche quell’ incantevole appartamento a due passi dal Tirreno  cui tenevo tanto. Mi resta villetta Fernandella . Per quanto ancora?

Oltre, è ovvio, ad aver sconvolto Letizia, l’ improvvisa scomparsa di nonna Livia  deve aver colpito in modo particolare mio figlio Alessandro .

Sarà un caso ma da quel malinconico giorno di marzo quel suo caratteraccio selvatico ha subito un’ improvvisa mutazione ammorbidendosi fino ad imbrattarsi di miele . 

In un primo momento quel suo atteggiamento irrazionale e la percezione che fosse entrato nel rovinoso tunnel della depressione che tanti prima di lui  hanno attraversato , uscendone con le ossa rotte o non uscendone affatto, mi hanno fatto temere di dover affrontare una nuova , dura battaglia  . Poi , scoprendolo così fragile e  spaventato mi sono reso conto – una volta di più  -  che non tutti i mali vengono per nuocere.

La sofferenza l’ha temprato , anche questa bufera passerà  , non sarà certo l’ultima. In casi come questi scatta un meccanismo di difesa che ti aiuta a crescere e sei pronto per un altro giro di giostra.

E’ commovente il modo in cui , d’un colpo,  ha teneramente recuperato quel rapporto con la madre, andato perduto, chissà come, tanti anni prima a causa di qualche banale discussione o frase di troppo.  Ne aveva un disperato bisogno e nessuno se n’era mai accorto.

E’ una carezza. Ritratte le unghie ha schiuso un paio di alucce da cherubino. Si trova in un particolare stato di grazia. Durerà? Spero di sbagliare ma ne dubito. 

Nel contempo ai figli che non danno pensieri non si dedicano troppi pensieri . Finirò per pentirmene . Roby , alla soglia dei diciotto, assorbe come una spugna e temo che alla lunga potrà risentirne. Ad aiutarlo ad incassare i colpi più duri Luana, una bella moretta, simpatica e frizzante, arrivata in famiglia da poco più di un anno.

Si è integrata a meraviglia e quando sia lei che Silvia si fermano per cena e siedono con noi attorno al tavolo di cucina  osservo compiaciuto i miei ragazzi , il piccolo che cincischia nel piatto facendo disperare la madre e ringrazio nostro Signore di quanto mi ha dato. Volume del televisore a palla, piatti e padelle che volteggiano pericolosamente sopra le nostre teste, la brocca dell’acqua sempre vuota e mentre cordless e cellulari squillano all’unisono Gabry invoca i cartoni e Lety l’intercessione della Vergine. Una baraonda indescrivibile che , ne sono certo, io e la mia signora finiremo per rimpiangere quando il corridoio si farà improvvisamente silenzioso e dalle stanze spariranno disordine e scompiglio insieme a giocattoli , letti disfatti, biancheria intima e play station. Tempi , per fortuna , ancora a venire .