CAPITOLO 21

 

 

Viale Libia 189




 

 

 

l 1994 segnò indelebilmente il definitivo tramonto della stella di mia madre, il suo incontrovertibile declino trascinò inevitabilmente chi le stava vicino nella spirale dei suoi bisogni e delle sue, spesso umorali, esigenze, quel suo perenne atteggiarsi a vittima completò il disastro.

L’estate era torrida , una volta tanto ero riuscito a risparmiare quanto necessario per pagare una vacanza alternativa ed un principesco  soggiorno a cinque stelle - un pizzico di enfasi non guasta - a me e alla mia famiglia . Mancavano pochi giorni alla partenza e già pregustavo l’euforia di un meritato riposo in Basilicata all’hotel  Parco dei Principi, lussuoso albergo di Scalea ,  un tiro di schioppo dalle coste calabresi. Un lunedì mattina, al ritorno dal consueto week end a Ladispoli, notai l’insolita assenza di mia madre dall’appartamento di piazza Gondar dove ero entrato per riprendere il lavoro. Preoccupato afferrai  la cornetta per chiamare Aurora e chiederle se sapesse che fine avesse fatto quando il telefono squillò,  risposi,  era Piero :  mamma era stata ricoverata il giorno prima al Forlanini per una frattura al femore riportata in seguito ad una sfortunata caduta tra le mura domestiche.

Come accade ormai sempre più spesso nei nostri nosocomi , grazie alla simultanea  incapacità di medici e paramedici  e alla criminale gestione di direttori sanitari dall’inconfondibile stile sparagnino,  quel che poteva apparire come un  trascurabile infortunio facilmente risanabile, finì per trasformarsi in un’irreparabile sciagura.

Preferisco non dilungarmi sugli effetti di tale criminale conduzione, vi basti sapere che al primo raffazzonato intervento effettuato a distanza di circa due mesi dal rovinoso capitombolo - pare non ci fossero gli spiccioli necessari all’acquisto di comuni ferri chirurgici – seguirono, nell’arco dei successivi otto anni, altre tre operazioni di reinserimento della protesi oltre ad altrettante manovre di semplice riposizionamento in loco della stessa.

L’inutilità di questi tentativi condannò nel tempo mia madre alla quasi completa immobilità e una mezza dozzina di altri guai e malanni assortiti ne minarono irreparabilmente la salute e l’autosufficienza.

Convocata rapidamente una riunione di famiglia venne stabilita una priorità tassativa : vendere al più presto l’immobile dove abitavo per realizzare un capitale da destinare a fondo di garanzia per i futuri costi che fatalmente la progressiva malattia di mia madre avrebbe comportato.

Era arrivato – atteso e temuto – il tempo di lasciare le dilette stanze  di viale Etiopia al nuovo spietato proprietario , occorrevano i quattrini per stipendiare una docile badante , la pensione del povero papà non poteva più bastare a coprire le spese che la nuova situazione esigeva, unica scappatoia l’immediata vendita di quel prezioso appartamento, cosa che avvenne di lì a poco.

Nella stanzetta che un tempo era di Aurora soggiornarono alternativamente una decina di pretendenti all’ingrato compito di assistente a quell’esigente e recalcitrante inferma che, prima di scegliere la sua inconsapevole vittima ,ne soppesava meticolosamente le qualità ,sempre esigue a suo insindacabile giudizio, e i numerosi difetti.

Dalla mansueta filippina alla giunonica capoverdiana, dalla slavata ucraina all’insofferente polacca, tutte si sfiancarono nel vano tentativo di ammansire a turno l’indomabile vecchietta riluttante ad ogni compromesso, solo l’aggravarsi dell’infermità ed il pernicioso sopraggiungere di nuovi disturbi  ammorbidirono il suo temperamento vincendone alfine la strenua resistenza.

Ne siamo proprio sicuri?

Non lasciai scadere l’ultimatum per mollare le chiavi dell’appartamento messo in vendita , mi diedi immediatamente da fare per sloggiare quanto prima. D’altronde per quanto temessi il devastante impatto che un costoso affitto avrebbe avuto sul budget familiare si trattava  dell’occasione tanto attesa da moglie e figli per traslocare in un alloggio più grande.

Per la mia famiglia era già finita la brevissima stagione delle vacche grasse, prima di chiudere la porta dietro di me m’avvicinai al contatore e staccai la luce, l’ingresso piombò in un malinconico chiaroscuro mi voltai ad osservare un’ultima volta il chiarore che tentava di filtrare dalle persiane socchiuse per rischiarare quelle stanze ormai vuote, avvertii un morso allo stomaco ,sostai ancora un momento sul pianerottolo poi chiamai l’ascensore, lo stipai con gli ultimi fagotti e lasciai per sempre quella piccola casa.

Sistemate in spalla le bisacce, raccolte le vettovaglie e afferrate le valigie - tentammo di dimenticare le due bestiole ma fummo prontamente richiamati dal portiere - caricammo per la quarta volta il mobilio su un camion e ci dirigemmo poco lontano.

La nuova abitazione appena restaurata, presa in locazione  per l’irragionevole canone mensile di £. 1.600.000 , posta al quarto piano di un elegante palazzo di viale Libia 189 con servizio di portierato  , era composta da un piccolo ingresso, un ripostiglio, un ampio salone, una  spaziosa camera da letto, una seconda cameretta, bagno ,cucina e due balconi, uno esposto su viale Libia l’altro sul cortile, in totale 105 mq.  di superficie calpestabile.

Dopo tanto tempo i ragazzi avrebbero avuto finalmente una stanzetta tutta loro da mettere sottosopra ,io e mia moglie, ci auguravamo,  un po’ d’intimità. Niente  vasca al gabinetto, al suo posto un enorme specchio ,  non mi presi la briga d’istallarla allora   né, credo, lo farò mai ma mi manca tanto. Da allora – è passato quasi un decennio – non ho più fatto un  rilassante bagno caldo. Fate poco gli spiritosi c’è pur sempre la doccia ! Ne sa qualcosa il piccolo Gabriele  che appena è riuscito a mantenere la posizione eretta ha dovuto stringere i denti, serrare gli occhietti ed abituarsi a sottoporsi alla tortura di un potente getto d’acqua  spesso gelato – maledetta lavatrice - sparato con la forza di un  idrante su quel bel faccino contratto e quel corpicino in miniatura .

Era l’ottobre del 1995, cos’era accaduto intanto altrove sto per raccontarvelo, quindi attenti, braccia conserte e massimo silenzio altrimenti vi spedisco tutti dietro la lavagna.

Avevamo lasciato Silvio Berlusconi nella sua sontuosa reggia di Arcore a mangiare caviale , trangugiare champagne e giocare a canasta  , l’italiano medio nel salotto del suo piccolo appartamento di periferia a stappare  spumante di discount , litigare con la sculatissima suocera che come al solito ha fatto Tombola e divorare montagne di lenticchie  visto che con l’ennesima schedina è andata ancora una volta male .

Il nuovo anno è arrivato da appena 12  giorni  ma il pontefice non riesce a stare fermo , sembra tarantolato , raduna le sue cose, mette in valigia cianfrusaglie,  specchietti e perline colorate pescate in uno scantinato di Castel S. Angelo , scende le scale del Cupolone , si fa portare in aeroporto , monta sull’aereo privato e parte per l’Estremo Oriente, prima tappa le Filippine.

In quel mentre Lamberto Dini –  altro spiantato, poverino -  sale al Colle e viene ricevuto nello studio del capo dello Stato che lo supplica di rimediare quattro scalzacani per tirare avanti fino alle elezioni. L’orripilante toscano, ex titolare del Tesoro nel governo appena trombato , che ha da poco ingoiato sé stesso – il rospo – per essere stato scalzato da Antonio Fazio dalla poltrona di via Nazionale cui aspirava  da tempo ,  accetta  soddisfatto la proposta   mostrando un sorriso a 122 denti , poi,  dopo un’opportuna perquisizione operata dai corazzieri , si allontana gongolante dal Quirinale per portare la buona novella a quella strafica della moglie che, nel frattempo , si è rivestita e ha congedato l’amante.

Il 17 gennaio forma un governo di tecnici costituito da 19 ministri e propone sempre lo stesso piatto copione, mai qualche svago - magari un pizzico di coca e qualche puttana d’alto bordo - che possa alleggerire il  lavoro ai suoi fedeli collaboratori : manovra economica, legge elettorale regionale, riforma delle pensioni e l’atteso varo della  par condicio nel caos dell’informazione. Nell’ambito dell’inchiesta sulle tangenti delle cooperative rosse la Tributaria ingabbia il presidente Giancarlo Pasquini e si dirige in via delle Botteghe oscure per stanare Occhetto e D’Alema , i due  nel vedere la divisa grigia della guardia di finanza sbiancano , si addossano al muro,  rivoltano le tasche vuote per mostrarle agli agenti e giurano di non saperne niente.  Qualche mese dopo sarà la procura di Venezia , evidentemente meno benevola, ad emettere due avvisi di garanzia contro i leader della sinistra per finanziamento illecito e ricettazione, la solita minestra.

Ancora un cameramen  italiano vittima della guerriglia dei ribelli in Somalia , il 4 febbraio viene ucciso a Mogadiscio Marcello Palmisano , Carmen Lasorella è più fortunata e se la cava con qualche escoriazione e un grosso spavento.

Gli dice decisamente male invece all’ex ministro Calogero Mannino,  pescato dagli inquirenti a brigare con mafia e picciotti , verrà arrestato insieme all’ex senatore Vincenzo Inzerillo .

A marzo finalmente una buona notizia, Alberto Tomba vince la coppa del mondo di sci .

Come promesso entra in vigore la legge sulla par condicio che dovrebbe regolamentare la propaganda elettorale e i passaggi in tivù dei politici , per i poveri telespettatori diventerà  un vero tormentone, per l’omino del biscione la prima rogna da grattare, la seconda sarà quella legata al conflitto d’interessi. Se D’Alema passerà con la propria auto sotto gli uffici Rai di piazza Mazzini , Berlusconi chiamerà immediatamente un taxi per fare lo stesso percorso, poi telefonerà a  Fede e gli ordinerà di trasmettere il suo passaggio alla moviola durante il TG4 delle 19,00, continueranno così finché la gente esausta non ne potrà più e preferirà sintonizzarsi persino su Sentieri piuttosto che seguire un telegiornale.

Il 27 marzo viene assassinato a Milano l’imprenditore Maurizio Gucci e il 28 , a Bari , con le consuete imputazioni di corruzione, finisce dentro un altro terzetto di pezzi grossi , due ex ministri, Vito Lattanzio e Rino Formica,  e il sindaco del capoluogo pugliese Giovanni Memola.

Sui prati di villa Chigi in mezzo a  siringhe spezzate e preservativi arrotolati  cominciano a sbocciare i fiorellini da campo quando in Bosnia  i serbi cominciano a massacrare grappoli di civili inermi usando, tra l’altro,  le terrificanti bombe al fosforo  vietate dalla convenzione di Ginevra, ente benefico  quest’ultimo che regolamenta gli stermini di massa stabilendo con esattezza quali armi si possano usare per uccidere qualcuno senza per questo dover rinunciare ad un passatempo tanto diffuso e divertente.

In Francia  l’Eliseo ha un nuovo inquilino , Jacques Chirac, in Zaire si diffonde il terribile virus Ebola e a Tokyo viene arrestato il capo della Setta della Suprema verità  accusato di strage per l’attentato con il gas nervino del 20 marzo nella metropolitana della capitale giapponese.

 Anche i nostri maggiori quotidiani nazionali  hanno il loro dinamitardo  da sbattere in prima pagina , il 17 maggio infatti le forze dell’ordine riescono catturare  a Creta Marco Furlan ,  per lui una numerosa serie di  omicidi e atti terroristici rivendicati sotto la sigla Ludwig in collaborazione con il degno compare Wolfgang Abel

Guai grossi per il Sua Emittenza,  il 26 maggio la procura di Torino spicca un mandato d’arresto contro Marcello Dell’Utri, amministratore delegato di Publitalia, anche in questo caso di parla di fondi neri. Infuriato,  il padrone del vapore sbotta : “Sono tutte bugie ! Ce l’hanno tutti con me perché sono piccolo e nero!” Un ritornello che sentiremo sempre più spesso.  

Gongola il  Senatur    – qualche anno più tardi riusciranno a nominarlo persino ministro delle riforme – che costituisce ufficialmente il  Parlamento del Nord con sede a Mantova, colore scelto per la camicia d’ordinanza, in sostituzione del funereo nero  di metà secolo, un chiassoso ed ecologico verde bottiglia.

Anche l’antico eroe  di Mani Pulite alla guida della sua Mercedes targata Maa  ha il suo bel da fare per schivare maldicenze e dicerie , incazzato come una bestia comincia  a sparare raffiche di querele a destra e manca – più a destra che a manca  in verità – e in questo caso se la prende con l’avvocato Carlo Taormina, un azzeccagarbugli sempre in prima linea quando i processi assurgono agli onori della cronaca , legale di un tal Generale Cerciello che ce l’ha con Di Pietro perché gli ha rubato la merenda.

Il 21 giugno, al modico costo di circa 80 miliardi, si inaugura a Roma la più grande moschea d’Europa -  se ne sentiva proprio la mancanza - i  progettisti sono Paolo Portoghesi e Vittorio Gigliottisorge , l’edificio sorge su una superficie di 30.000 metri quadrati ad un passo da Villa Ada,  alla solenne inaugurazione non manca il Presidente della Repubblica  che al profumo di tartine , spumante e salatini  non è mai stato in grado di resistere.

Un po’ di respiro per gli indifesi cittadini europei prima della terribile mazzata che a breve li lascerà rintronati a terra, l’unione europea rimanda al 1999 l’introduzione della moneta unica progettata dai tecnocrati di Maastricht, la Francia intanto riprende i test nucleari in Polinesia e un commando di ribelli prende in ostaggio l’intera popolazione della città russa di Budennovsk per patteggiare il ritiro dell’armata rossa dalla Cecenia, solo il 30 luglio si arriverà ad una tregua.

Il 24 giugno un altro pesce grosso di Cosa Nostra cade nella rete dei carabinieri, è Luca Bagarella coinvolto, sembra, in tutte le principali stragi mafiose .

Giugno è agli sgoccioli, la gente si prepara a riporre  nel cassetto del comò la T–shirt colorata per indossare la canottiera  di prammatica quando sugli schermi televisivi appaiono le terribili immagini provenienti da Sarajevo, i serbi bombardano la sede della televisione, tra i feriti numerosi giornalisti stranieri.

Mentre Di Pietro racconta ai giudici di Brescia , stravolti dalla canicola  e da 17 lunghe ore di chiacchiere alla molisana , le sue verità su Tangentopoli  , Silvio Berlusconi , prima di salire sul suo yacht per  smaltire le fatiche di un intero anno trascorso a fare il pendolare tra  la sua residenza di Arcore e il palazzo di Giustizia , si reca in tabaccheria per svaligiare il reparto valori bollati e spedisce alla  procura bresciana un esposto contro i magistrati di Mani Pulite per abuso d’ufficio e violazione del segreto istruttorio.

Se in Italia continua la purga contro i principali esponenti della Prima Repubblica – la procura di Milano emette un mandato di cattura internazionale contro Bettino Craxi ormai al sicuro in Tunisia – in Bosnia i serbi danno il via ad una vera e propria  pulizia etnica  cacciando tutti i musulmani da Srebrenica. Solo a questo punto il tribunale dell’Aja per i crimini di guerra si decide a spiccare i mandati di cattura contro il leader dei serbo-bosniaci Radovan Karadcic e il generale Ratko Mladic , il 30 agosto poi inizieranno i bombardamenti Nato intorno a Sarajevo, Tuzla e Mostar, l’8 settembre finalmente serbi, croati e musulmani s’incontreranno a Ginevra per la firma di un accordo sulla base del riconoscimento della Repubblica di Bosnia-Erzegovina.

Dopo Tangentopoli vengono a galla altre magagne di stato e si scopre tra l’altro  che importanti notabili del Paese , uomini pubblici e politici variamente schierati , vivono nelle case dell’Inps pagando una miseria di pigione, scoppia così lo scandalo di Affittopoli . Si sgonfierà in pochi giorni.

Continuano le fusioni che porteranno in questi anni d’inizio millennio ai monopoli delle multinazionali  , tutto questo in netto contrasto con le chimere di insigni studiosi secondo i quali  la globalizzazione dei mercati avrebbe dovuto aprire le porte alla competitività e alla concorrenza tra le aziende con indubbi benefici  per le masse  - certe volte scrivo come un economista schizzato – si mette così in cantiere Supergemina , secondo gruppo industriale italiano – lascio a voi scoprire il primo – ne fanno parte Montedison, Rizzoli, Snia, Rizzoli, Il Messaggero e Fondiaria , il progetto viene però accantonato ad ottobre quando finiscono sotto inchiesta Gemina e Rizzoli, falso in bilancio e false comunicazioni sociali le accuse.

Sua Santità è inarrestabile, litiga con il titolare della sua agenzia di viaggi che non è stato capace di organizzargli la gita a Cuba –aveva finito i sigari – e riparte per l’Africa . Camerun, Sudafrica e Kenia le tappe del viaggio.

Ad un tratto , come un fulmine a ciel sereno, il ministro delle finanze tedesco Theo Waigel, dichiara che l’Italia non possiede i requisiti necessari per entrare nell’Europa dell’Euro, al popolino poco glie ne cale ma i nostri politici restano letteralmente sconvolti da una tale affermazione. Si strappano i capelli , si stracciano le vesti, la lira precipita e la borsa crolla di schianto, Giulio Andreotti invece, relegato ormai ai margini della politica attiva, ha altro a cui pensare, il 26 settembre comincerà il suo processo per mafia.

Accusato di concussione ed estorsione il 6 ottobre finisce in manette  anche l’ex ministro del Bilancio Paolo Cirino Pomicino – cugino di Pollicino e nemico giurato del perfido Monorchio - il 10 ottobre poi scatta il rinvio a giudizio per i fratellini Berlusconi e 4 dirigenti della Fininvest in relazione alle mazzette elargite  alla Guardia di Finanza tra il 1989 e il 1994.

Il       Cavaliere si fa rodere il culo e chiede l’intervento di Filippo Mancuso, il guardasigilli  ubbidiente risponde all’appello e ordina l’avvio di provvedimenti disciplinari contro il capo del pool milanese Francesco Saverio Borrelli colpevole di violazione del segreto istruttorio per  l’avviso di garanzia inviato all’imprenditore milanese quando era ancora capo del governo . Ma ormai l’aria trasuda intensi odori di sinistra , a febbraio Romano Prodi ha annunciato la sua candidatura alla guida della coalizione di centro sinistra e il 22 aprile si sono svolte le consultazioni regionali - 9 regioni a Pds e compagnia ,  6 al  Polo delle Libertà  -  il remissivo ministro di Grazia e Giustizia sbanda , barcolla e viene sfiduciato in Parlamento.

Da quel momento la Magistratura – fino a poco prima magnificata e applaudita dalle destre - finisce sotto il fuoco dell’artiglieria  pesante dell’armata Belusconi e sarà definita a seconda delle circostanze, giacobina, massimalista, giustizialista , persecutoria e stalinista mentre lassismo e ipergarantismo diventeranno la parola d’ordine a difesa del re di denari   .

Lo standard della moralità pubblica in Italia d’altronde non era mai stato granché, il clamore degli scandali  che altrove portava a dimissioni o peggio  da noi veniva regolarmente ovattato in nome della ragion di Stato. Di democrazia neanche più a parlarne, la vittoria delle sinistre alle politiche del 96 avrebbe potuto fermare l’avanzata dei plutocrati ma Prodi – che di sinistra non aveva neanche la freccia della bicicletta  - sarà troppo impegnato  a trascinare l’Italia verso il baratro della moneta unica  per occuparsi  del celebre conflitto d’interessi dell’inquilino di Villa San Martino 42.

Oggi si pretende che a risolvere questa contraddizione tutta italiana  ci pensi un’oculata  regia autolesionista dello stesso attore protagonista elevato al cielo da poco più di un anno da un popolo di tele dipendenti che non sogna nemmeno di chiedersi come e  dove l’uomo più inquisito d’Europa  abbia potuto raggranellare 30.000 miliardi di lire  . Proprio così. Vi sorprende ? A tanto sembra ammonti l’attuale  patrimonio del nostro Presidente factotum , non strippate tentando la conversione in  euro, non renderebbe giustizia alla dovizia di un simile bottino . Resta il fatto che a suo tempo questo fenomenale dirigente d’azienda è riuscito a trovare credito illimitato agli sportelli di banche prestigiose nonostante le sue aziende presentassero un buco di  5.000 miliardi di lire .

A questo proposito permettetemi una breve digressione.

Chi vi scrive questa mattina – giovedì 6 marzo 2003 - si è recato al più vicino ufficio postale per richiedere il   prestito Bancoposta  recentemente reclamizzato a tambur battente da giornali e tivù -  una miseria, appena 5.000 €, una minuscola goccia nel mare del mio sempiterno deficit   - ebbene , udite udite , per ottenerlo  gli è stata chiesta a garanzia  la firma della sua graziosa moglie strapagata  dipendente comunale. Ho obiettato confessando al funzionario che come libero professionista  guadagno dieci volte più della mia deliziosa consorte ma questi socchiudendo gli occhi ha allargato le braccia e mi ha confidato con un fil di voce che  la banca  tedesca alla quale  Poste S.p.a. si è rivolta  per fornire il servizio  su questo punto si mostra irremovibile : si concede il credito soltanto a chi può contare su uno stipendio certo . A questo punto sorge immediata la questione :  considerando che da un paio di decenni in Italia sono bloccate tutte le assunzioni e il posto fisso non si ottiene più nemmeno ricorrendo a quintali di  bostik , a chi sarà mai rivolto il tanto decantato prestito Bancoposta?   

Ma abbiamo divagato decisamente troppo, dopo questo testacoda  pigiamo sull’acceleratore, magari sgommando con rabbia, e torniamo in pista sperando di non commettere più questi errori da novellino. Che volete ? Il circuito è umido – piove sempre sul bagnato – e ad ogni curva si rischia di perdere il controllo e l’aderenza  alla realtà.

In attesa del botto contro Sua Emittenza che , all’alba del 7 marzo,  stiamo ancora aspettando mentre il precitato siede tranquillo a Palazzo Chigi , arrivano finalmente le condanne per i malandrini  implicati  nella faccenda Enimont, la madre di tutte le tangenti: 4 anni   a Craxi, 3 anni a Citaristi, 1 anno a Martelli, 8 mesi a Bossi, 2 anni e 4 mesi a Forlani e Pomicino, 6 mesi a La Malfa e 4 anni e 8 mesi per Sama e Garofano. La vecchia nomenclatura è sistemata, spazio ora ai nuovi tagliaborse e ai loro decreti  salvaladri .

Il Tribunale di Perugia decide di processare Giulio Andreotti e Claudio Vitalone per l’omicidio Pecorelli, il presidente della provincia palermitana Francesco Musotto finisce ospite delle patrie galere per aver coperto il boss mafioso Leoluca Bagarella e la Corte d’assise d’appello di Milano condanna a 22 anni di carcere i presunti colpevoli dell’omicidio Calabresi, i nomi sono ormai noti, i contorni della vicenda pieni di muffa e ragnatele.

Si discute , è ovvio, di vecchie faccende per sviare l’attenzione delle masse dalla puzza di marciume che proviene dai piani alti del potere, antico stratagemma delle volpi di Palazzo che continua a funzionare.

La cosiddetta gente perbene intanto è sempre più preoccupata per l’arrivo dell’uomo nero dai Paesi del  terzo mondo, l’italiano medio non è razzista ,  sono loro che sono negri  , così quando  le scuole e gli asili cominciano a riempirsi di ragazzini di colore resta scioccato  tremando all’idea che quello scolaro dalla pelle scura possa un giorno crescere  e finire magari per congiungersi con la propria figlia. Il nipotino mulatto spaventa chiunque, interviene così lo Stato che il 20 novembre emana il decreto sull’immigrazione :  fuori dal nostro confine chi commette reati quali spaccio di droga e sfruttamento della prostituzione, ma soprattutto fuori dalle palle chiunque non abbia un lavoro regolare. Metà dei cittadini italiani resta un attimo perplessa  poi si guarda le mani , verifica il colore della propria pelle e rassicurata tira un grosso sospiro di sollievo.

Il 21 novembre il presidente statunitense Bill Clinton annuncia a Dayton il cessate il fuoco  nella ex Jugoslavia, il territorio della Bosnia sarà diviso in due parti, una  andrà alla federazione croato-musulmana , l’altra alla Repubblica serbo-bosniaca, a garantire la pace , al posto dei caschi blu, una forza multinazionale di 60.000 uomini. Meno di un mese dopo, il 14 dicembre, il presidente serbo Milosevic, quello bosniaco Izetbegovic e quello croato Tudjman s’incontrano a Parigi per firmare l’accordo.

Giunge finalmente a conclusione  il lungo processo contro gli autori della strage alla stazione centrale di Bologna del lontano 1980, la Corte di Cassazione infligge l’ergastolo ai neofascisti Giusva Fioravanti e Francesca Mambro, 10 anni di galera a Licio Gelli e  Francesco Pazienza riconosciuti colpevoli di aver depistato le indagini.

In Italia nel frattempo gli accusatori diventano accusati, i sostituti procuratori – non si sa mai dove trovare i titolari quando c’è bisogno di loro  - Fabio Salomone e Silvio Bonfigli rinviano a giudizio per abuso d’ufficio una nutrita rappresentanza del pool di Mani Pulite,     Piercamillo Davigo, Gherardo Colombo , Francesco Greco e – non poteva certo mancare – l’ex capofila delle toghe  milanesi Antonio Di Pietro, per quest’ultimo anche accuse di concussione.

Nel mese di aprile arriva in agenzia  la sospirata meccanizzazione, l’ingombrante macchina da scrivere e la rumorosa calcolatrice a nastro finiscono nello sgabuzzino di piazza Gondar ormai stipato di aggeggi inutili e vecchi regali di nozze lasciati negli scaffali a stagionare , carta carbone e vecchi stampati in fondo al cassetto della scrivania.  Alla consegna del Personal Computer protagonista assoluto del rivoluzionario evento – un 386 di ultima generazione – e della nuova stampante ad aghi modello Olivetti PR 25 non può presenziare, per sua fortuna,  il povero avvocato , tanto affezionato in vita alla sua lettera 32 unica  pallida  alternativa all’ intramontabile penna a biro. A conteggiare  i premi di polizza, resi sempre più complicati da macchinose personalizzazioni,  e a stampare i fogli cassa di fine giornata ci pensa un certo programma Star che gira – dicono – sul linguaggio Dos.  Non c’ho capito granché ,  comunque pare che tutto funzioni perfettamente,  non posso che affidarmi a quell’ammasso di silicio , potrò così finalmente dedicarmi a compiti meno ripetitivi e più gratificanti.

Il giornalista Jacopo Volpi subentrato a Gianfranco De Laurentis alla guida della Domenica Sportiva annuncia al popolo degli stadi che la Juventus di Agnelli dopo aver lasciato tre scudetti di fila al Milan di Berlusconi , al quale non bastano evidentemente i successi in politica, torna a vincere il campionato 1994-95. L’anno dopo toccherà nuovamente ai rossoneri, poi per due volte consecutive ai bianconeri, infine, per chiudere i conti con il vecchio secolo , ancora alla titolata squadra meneghina .

Occorrerà aspettare l’alba del nuovo millennio per vedere il tricolore sul petto dei calciatori della capitale, prima su quelli sbagliati, poi finalmente su quelli giusti. Ne parleremo a tempo debito. Ops! Meglio non far sentire tale vocabolo al nostro presidente protestato , sarebbe capace di chiedere un nuovo mutuo.

Sanremo ha rotto veramente il cazzo , se prima lo seguivo poco, da qualche anno non lo incrocio neanche per sbaglio durante il frenetico zapping serale , le canzoni in gara durano lo spazio di un ascolto poi non ne resta più traccia,  comunque – per la cronaca – a vincere l’edizione 1995 è l’esordiente Giorgia con il brano Come saprei? I giovani ormai ignorano questa obsoleta rassegna di ugole a perdere  , rimasti orfani   della mitica Videomusic nei rari casi in cui spengono la play station  si sintonizzano soltanto su Mtv .

L’altra musica torna a farsi più interessante, niente di straordinario beninteso,  ma almeno si ritrova il piacere di un accattivante giro armonico , sprazzi    di melodie inedite e inconsuete schegge di emozioni dopo l’abulico appiattimento musicale dell’ultimo decennio dominato, ahimè,  da ritmi demenziali e pentagrammi inconcludenti.

Ascolti record per  E.R. – Medici in prima linea, la prima serie va in onda su Rai Due dal gennaio all’ aprile del 1995, per i patiti del genere è festa grande.  Avvenenti starlette in camice bianco e affascinanti dottori in mascherina si alternano sul palcoscenico del  Chicago County Medical Hospital , le loro vicende personali s’intrecciano con i casi disperati che arrivano nelle corsie dell’Emergency Room , episodi appassionanti scritti da Michael Crichton e prodotti dall’onnipresente Steven Spielberg che coinvolgono lo spettatore italiano - abituato alle attese interminabili dei pronto soccorso di casa nostra -   sedotto dai personaggi e soggiogato dalle atmosfere crepuscolari del telefilm .

Grande successo in tivù anche per il quiz preserale Tira e molla condotto da Paolo Bonolis assistito dal maestro Luca Laurenti e dalla prosperosa Ela Weber , la bella maialona tedesca all’ esordio sul piccolo schermo, immancabile all’appuntamento preserale la famiglia Tiddi al completo .

Gaia De Laurentis in precario equilibro sulle telecamere presenta il suo Target, Mike Bongiorno continua  imperterrito a girare La ruota della fortuna e Maria De Filippi incomincia a brutalizzare i ragazzini in Amici.

Sul grande schermo è il momento de L’ esercito delle dodici scimmie di Terry Gilliam col mitico Bruce Willis nei panni di un tormentato galeotto che viene spedito indietro nel tempo per scoprire l’origine di un misterioso virus che costringe l’umanità ad una vita sotterranea. Il film non riceverà né oscar né riconoscimenti particolari – se una pellicola non frantuma le palle difficilmente potrà ottenerne - ma a me piacerà un casino, veramente fico, una visionaria parabola tra passato, presente e futuro , eccellente l’interpretazione di un giovane Brad Pitt, intensa e convincente quella dell’affascinante Madeliene Stowe.

Ancora qualche curiosità. A 47 anni muore la cantante Mia Martini, a 61 il discusso fondatore della Comunità per tossicodipendenti di San Patrignano Vincenzo Muccioli . Gianni Agnelli dichiara agli astanti  increduli che abbandonerà la Presidenza della Fiat ma a catalizzare l’attenzione della gente ci pensa la struggente telenovela   del disgustoso Principe Carlo e della sfortunata Diana . L’erede al trono  ama Camilla e nega il regal manganello alla disperata consorte , la Regina Elisabetta non ne può più e implora figlio  e nuora di sciogliere quel chiacchierato matrimonio che copre di disonore la secolare monarchia britannica e i suoi esponenti più in vista. Un collage di prevedibili colpi di scena e scontate variazioni sentimentali per gli affezionati delle riviste scandalistiche.

Il conto alla rovescia è ormai agli sgoccioli, il presente sta per agganciare il recente passato , ma prima di affrontare le ultime tappe della corsa rientriamo nell’appartamento di viale Libia per vedere come se la passava all’epoca quell’allegra banda di svitati capitanata dal sottoscritto.