CCAPITOLO 18

 

 

Viale Etiopia 34




 

 

 

asciamoci alle spalle il 1984 e vediamo di dare un’occhiata al 1985, l’anno caratterizzato dalla celebre Perestroika , quella politica di riforme  e rinnovamento economico  voluta dal cinquantaquattrenne Milhail Gorbaciov  subentrato all’anziano leader Kostantin Ustinovic Cernienko venuto a mancare anzitempo come il suo predecessore . Evidentemente in quel primo decennio degli anni ottanta la corona moscovita portava maledettamente male.  L’incontro di Ginevra  tra il   nuovo leader sovietico e il collega statunitense Ronald Reagan per discutere sul problema del disarmo nucleare è alla base del nuovo corso del Cremlino.

Da noi robetta.

Il 16 febbraio Vincenzo Muccioli , fondatore della comunità per tossicodipendenti di San Patrignano, viene arrestato perché userebbe   metodi poco ortodossi per strappare i tossici alla dipendenza dalla droga , si fa cenno tra l’altro a maltrattamenti e sequestri di persona . La corte di Assise di Rimini lo condanna e  automaticamente divampa  sui giornali , in tivù e al mercato sotto casa la sterile diatriba tra innocentisti e colpevolisti.

Fiocco rosa  al registro delle imprese , il 25 febbraio 1985 , con l’aiuto dell’ostetrico notaio Mario Lupi , vede la luce in via Marcello Prestinari 13 l’Aurass s.r.l., l’amministratore unico è l’avvocato Tiddi , i soci  la fedele consorte e la numerosa prole. La durata della società è stabilita fino al 2020, in realtà spirerà molto prima.

In aprile , alla vigilia delle elezioni  regionali , durante una delle sue frequenti visite pastorali , Giovanni Paolo II° rivolgendosi ai fedeli si lascia scappare una frase che sembra riecheggiare gli anatemi di Papa Pio IX° dopo la presa di Roma invitando i “… cattolici a dare una prova di unità politica alle prossime elezioni…”

I laici s’incazzano di brutto denunciando una grave ingerenza della Santa Sede nelle italiche coscienze ma la frittata è fatta e , il mese dopo – 12 e 13 maggio -  l’inaffondabile corazzata diccì  recupera i voti perduti nelle precedenti consultazioni mettendo in crisi numerose giunte di sinistra . I socialisti, che pure hanno visto incrementare il loro bottino elettorale , vista la mala parata , mollano i comunisti e tornano a schierarsi con gli eredi di Don Sturzo. Anche a Roma le coalizioni  di sinistra , che avevano mantenuto ininterrottamente la leaderschip nella capitale per la bellezza di nove anni, scendono dallo scranno più alto dell’aula Giulio Cesare per farvi sedere il democristiano Nicola Signorello acclamato nuovo sindaco della Città Eterna.

All’interno di numerose segreterie anziani leader ormai al capolinea si alzano da una  poltrona diventata troppo scomoda e vanno finalmente in pensione  scomparendo  in breve dalla scena politica e dagli schermi televisivi. Nel Psdi Pietro Longo lascia il posto a Franco Nicolazzi, in casa liberale – dopo il tonfo che ha portato le preferenze dal 6,1 al 2,2 – Valero Zanone molla il timone ad Alfredo Biondi e alla CISL il sanguigno Pierre Carniti viene sostituito dal più morbido Franco Marini.

Quel volpino di Wojtila con i sornioni sottintesi di Loreto ha raggiunto il suo scopo : l’Italia è di nuovo in mano ai cattosocialisti mentre  Occhetto guarda ad Est e prepara la smobilitazione dell’unico vero partito della sinistra italiana.

L’apoteosi democristiana avviene il 26 giugno con la nomina del presidente del Senato  Francesco Cossiga a capo dello Stato dopo la scadenza del mandato di nonno Pertini.  Sul vulcanico  sardo  di piazza del Gesù  una valanga di preferenze , 752 voti , al resto dei  finti pretendenti restano le briciole. I ragazzi del ’77 allibiscono pensando a Kossiga come suprema carica dello Stato ma dovranno ricredersi perché sarà migliore di tanti altri , proprio lui , con quel suo caratteraccio  testardo e impulsivo , sarà il vero artefice del crollo di schianto della prima Repubblica.  

La cronaca deve registrare ancora l’ennesimo disastro dovuto all’incuria degli amministratori locali :  il 19 luglio in Val di Fiemme – Trentino - cede il bacino di una miniera contenente acqua e melma e seppellisce   Stava,  sotto il fango restano  268 persone.

Non si ferma l’offensiva delle cosche ,  il 28 luglio uccidono a Palermo il commissario di polizia Giuseppe Montana e pochi giorni dopo il vicecapo della Mobile del capoluogo siciliano Antonino Cassarà insieme all’agente Roberto Antiochia . In un clima arroventato dalle polemiche, dopo la misteriosa morte in carcere del pentito Salvatore Marino, le forze dell’ordine e i magistrati in prima linea chiedono che si metta termine alla campagna di stampa diffamatoria messa in atto contro chi rischia la vita tutti i giorni.

Il 17 settembre si conclude a Napoli il processo alla Camorra nel quale è imputato anche Enzo Tortora – ne abbiamo già ampiamente parlato – il presentatore televisivo di dimette da deputato europeo , era stato eletto nelle liste del partito radicale,  rinunciando così all’immunità parlamentare, verrà condannato a dieci anni.

A far cadere il primo governo Craxi un evento che il pur previdente premier non avrebbe mai potuto supporre : lo spettacolare sequestro dell’ Achille Lauro .

Il 7 ottobre la lussuosa nave da Crociera italiana viene requisita di fronte alle coste egiziane da un commando palestinese che uccide un cittadino statunitense . Dopo la capitolazione dei sequestratori, avvenuta due giorni più tardi , un aereo con a bordo i terroristi e un rappresentante dell’OLP che ha mediato la resa  viene intercettato dai caccia americani che  costringono il velivolo ad atterrare alla base NATO di Sigonella. Reagan chiede l’immediata estradizione dei guerriglieri ma Craxi si oppone  affermando che deve essere rispettato l’accordo faticosamente raggiunto dal ministro degli esteri Andreotti per indurre alla resa il commando e , sfiorando lo scontro armato, costringe i militari USA a consegnare i terroristi che , finalmente rilasciati,  volano verso Roma.

Il braccio di ferro tra Stati Uniti e Italia prosegue per qualche giorno, i ministri Spadolini, Mammì e Visentini schierati con il colosso a stelle e strisce lasciano l’esecutivo costringendo  Craxi alle dimissioni. L’incidente diplomatico si sgonfia a cena , nella successiva conferenza dei Sette big a New York  , Bettino e Ronald fanno la pace stringendosi il dito mignolo e cantando insieme la celebre filastrocca “Mannaggia il diavoletto che c’ha fatto litigar. Pace! Pace!Pace!” , lasciando nei territori  occupati israeliani e palestinesi a scannarsi tra di loro.

Tornato dal summit Cossiga prende il presidente dimissionario sottobraccio e gli riaffida incarico per la formazione di un nuovo esecutivo che,  nonostante il veto repubblicano – l’omone si ostina a voler riconoscere l’OLP e intima agli israeliani di ritirarsi dai territori occupati – riceve la fiducia della Camera il 6 novembre.

Mentre nella Capitale ci si sta riprendendo dai festeggiamenti del Natale appena trascorso , all’aeroporto di Fiumicino si scatena la furia del gruppo estremistico palestinese di Abu Nidal che semina la morte negli uffici d’imbarco della Compagnia israeliana El Al e in quella americana della TWA. Insieme a quattro terroristi restano uccise 13 persone  , altre 70  se la caveranno con  ferite più o meno gravi e un grande spavento.

Dopo la parentesi giallorossa e il ritorno a Torino sulle sponde juventine del tricolore l’anno successivo ,  a vincere il campionato 84-85 è il sorprendente Verona di Osvaldo Bagnoli .

A Sanremo tocca sorbirsi la solita deprimente musica , trionfano ancora una volta i Ricchi e Poveri con se m’innamoro, stesso copione al cinema , Nanni Moretti dirige il coraggioso ma pallosissimo  La Messa è finita .

Grande successo in tivù per un sorprendente Maurizio Costanzo in barba e baffi che veste i panni di attore brillante in Orazio, divertente sit comedy di casa nostra trasmessa all’interno del contenitore domenicale di casa Mediaset, con lui la compagna Simona Izzo e il piccolo Mike Sebasti. Continuano le repliche dell’intramontabile serie  Happy days con la partecipazione del leggendario Fonzie, l’attore americano Henry Winkler, la novità della fascia preserale è però il telefilm  Matt Houston – semplicemente mitico -  l’attore Lee Horsley è l’affascinante miliardario con il pallino dell’investigazione privata  Matt Houston , Pamela Hensley la sua incantevole assistente C.J. Parsons, per me e la mia dolce metà  scassapalle permettendo – quello delle 19,30 su Rete4  diventerà un appuntamento irrinunciabile, 69 episodi di 45 minuti ciascuno da assaporare battuta per battuta.

Altra indimenticabile  fiction poliziesca  in onda quell’anno , importata anche in questo caso dagli States,  quella che vede protagonisti un Bruce Willis agli esordi, il divertente e strafottente detective privato David Addisson,  e la splendida attrice americana Cybil Shepard che interpreta Maddie . Questa ricca ex modella ,  ingannata dal suo manager, lascia la sua professione e, convinta da Dave che la dirige, decide di dedicarsi anima e corpo alla gestione dell’ agenzia investigativa Blue Moon da lei acquistata anni prima. Gustose schermaglie verbali, affascinanti protagonisti, uno spruzzo di giallo e tanta ironia, questi i semplici ed ammiccanti  ingredienti di un’ appassionante detective story.

Numerosi gli altri telefilm in navigazione sulle reti Mediaset in quegli anni di liberazione dal monopolio  Rai,  alcune ormai introvabili altre regolarmente replicate alle prime ore del mattino ,  quando assai improbabile è la presenza degli appassionati del genere di fronte al piccolo schermo.  Qualche nome? I già citati Magnum P.I e Quincy, il detective Baretta, T.J. Hoocker,  il paffuto Arnold, l’allegra banda degli A-Team, i Chips, il panciuto Cannon, Automan, Hardcastle e McCormick, Lou Grant, i Jefferson, Devlin e Devlin . Questi alcuni titoli tanto per gradire. Vi bastano? E chissà quanti ne ho dimenticati!

Marco Predolin e Ramona dell’Abbate restano alla guida di M’Ama non m’ama, Amanda Lear e Andrea Giordana conducono il divertente W le donne e Maurizio Nichetti in coppia con Angela Finocchiaro e con l’aiuto di Sidney  Rome  il varietà di Retequattro Quo Vadiz , croce e delizia del piccolo Alessandro prima incollato al teleschermo per seguire le spassose gag dei gatti di vicolo miracoli e soci , poi in fuga precipitosa non appena sullo schermo arriva il momento  tanto temuto delle torte in faccia . Non riusciremo mai a capirne i veri motivi.

Luigi Comencini prova a riportare sul piccolo schermo le emozioni di Cuore, il celebre romanzo di Edmondo De Amicis, Johnny Dorelli è il maestro Perboni, Giuliana De Sio la maestrina dalla penna rossa, intanto i patiti di telenovelas scoprono con raccapriccio che Anche i ricchi piangon. Ci mancherebbe altro!

Ma l’evento televisivo dell’anno è un nuovo programma   condotto da Renzo Arbore che va in onda in tarda serata e inchioda  alla poltrona intere famiglie , il titolo è Quelli della notte.  Accanto al simpatico e  scanzonato presentatore foggiano esordiscono o si affermano definitivamente personaggi dalla comicità esilarante come Maurisa Laurito , l’invadente cugina  fidanzata ad un tal Carlo Scrapizza e  il messinese Nino Frassica  che veste il saio di Fra’ Antonino da Scasazza  . Una divertente trasmissione  di rottura che farà scuola, due anni più tardi tenteranno di rinnovarne i fasti con Indietro Tutta , ma né l’esilarante Mario Marenco, né le procaci ragazze Coccodè , né tantomeno le sinuose ballerine del cacao Meravigliao riusciranno a ripetere il miracolo di audience della precedente edizione.

Nel frattempo Paolo e Cinzia avevano deciso di lasciare l’appartamento  di viale Etiopia dove avevano trascorso i primi anni di matrimonio e dove era nata Federica il 12 novembre 1983 .

Quel grazioso appartamentino luminoso di 75 metri quadrati  al di là della ferrovia, composto da balcone, due camere, bagno e cucina, che per loro era diventato troppo piccolo per viverci in tre, a me , mia moglie e il piccolo ghiacciolo andava invece benissimo , ci offriva infatti una doppia occasione , quella di salutare per sempre il ruvido sor Peppe insieme al suo inospitale igloo e quella di tornare,com’era nei progetti e nei desideri , nel nostro adorato quartiere.

A tutto ciò s’aggiungeva il non trascurabile  particolare che, essendo la proprietaria di quel raffinato alloggio a due passi dal viale Libia una certa  Fernanda Bellizi, le generose nonne potevano risparmiarsi il salasso dell’affitto di via Incisa in Val d’Arno dirottando così i loro risparmi verso grandi magazzini e negozi specializzati per calzare e vestire il nipote la cui statura non cresceva di pari passo con lo sviluppo delle capacità d’acquisto di mamma e papà.

Un nuovo desiderio realizzato.  Di sogni d’altronde vivevamo giorno per giorno nella speranza che prima o poi si sarebbero avverati . Ancora oggi in fondo , nonostante i tanti obiettivi raggiunti, si continua insieme  ad inseguire nuovi traguardi come quello, probabilmente irraggiungibile, di possedere prima o poi una casa tutta nostra.

Affidammo al secco , improvvisato imbianchino amico di amici magro come un chiodo - da cui il simpatico nomignolo -   l’incarico di dare una rinfrescata all’appartamento - me la cavai con meno di 300.000 lire – poi  puntuale arrivò il giorno del nostro terzo trasloco .

Fratello ,cognata e nipotina,  preso possesso del nuovo alloggio in viale Lina Cavalieri, zona Serpentara, avevano sloggiato da non più di un paio d’ore allorché il vessillo del casato tornò a sventolare sul balcone di viale Etiopia.  L’indomita  generalessa Letizia, sguardo fiero e pupo al collo,  al comando di un manipolo di accaldati facchini, scarsamente coadiuvata dal sottoscritto, aveva trionfalmente occupato quota trentaquattro portando con sé mobilio, cibarie e pannolini.

La vita divenne ovviamente routine , ero ormai un padre di famiglia e il massimo della trasgressione consisteva nel recarsi il sabato pomeriggio con la famiglia a fare shopping al CIP, modesto negozio di abbigliamento per bambini situato di fronte al mercato di Val Melaina o alla Fonte del Risparmio, il nome è tutto un programma, soffocante capannone a due passi dalla vecchia casa di Fidene, dove a prezzi modici si poteva trovare di tutto, dalla carta da parati alle scarpe per bambini, dagli articoli di cartoleria ai giocattoli anni settanta.

Correva l’anno 1985, stavo per cambiare di nuovo impiego pur rimanendo nel tradizionale e amabile contesto di  furti, incendi, infortuni, incidenti stradali,sinistri catastrofali e simili piacevolezze.

E necessario ora fare un piccolo passo indietro ,  è già successo  e, come vi accorgerete,  capiterà di frequente.

Nei primi anni di vita  il mandato dell’agenzia di assicurazioni era rimasto intestato semplicemente a “Walter Tiddi” , il patriarca nel 1982 aveva preferito fondare -  con la denominazione  Aurorass s.r.l., modificata poi per evidenti ragioni cacofoniche in Aurass s.r.l. -  una nuova impresa di famiglia.   Tre anni più tardi, il 1985 appunto, la società a responsabilità limitata era  stata trasformata in società a nome collettivo con il nome di Aurass di Tiddi Walter & c. s.n.c. e con la defezione dei mie tre fratelli che avevano preferito abbandonare la barca temendo di navigare in acque agitate. 

“& c.” ero pertanto soltanto io ma contavo ancora poco,e in fondo  più che a “& C.” somigliavo a “E.T.”, in realtà ero “M.T.”

Devo cambiare spacciatore vero?

La parentesi è terminata , possiamo tornare al 2 gennaio 1985.

L’amministratore della società, il già citato Walter Tiddi ,oltre a mantenere la leadership  dell’Aurass vessando il proprio personale  - cioè chi vi scrive -   prestava la sua apprezzata opera come consulente legale alla Sanremo assicurazioni il cui proprietario e capo indiscusso era il Cav. Antonio Di Bella, così, senza neppure consultarmi, concordò con questi la mia assunzione presso l’agenzia generale della Compagnia di famiglia  gestita dalla procace figlia Carmela, una stuzzicante morona tanto bona quanto stronza.

Nonostante preferissi non abbandonare il mio fertile orticello per occuparmi del giardino degli altri , finendo magari per renderlo anche più rigoglioso, mi resi conto che uno stipendio più congruo mi avrebbe consentito di tamponare , almeno in parte,  la falla che si sarebbe inevitabilmente aperta nel menage domestico con il poderoso calcio in culo che di lì a poco il Comune di Roma avrebbe assestato a mia moglie, così, per il momento - mentre dentro di me schiumavo rabbia - affettai fair play e mi trasferii in zona Prati alle dipendenze del facoltoso clan Di Bella.

Come al solito avevo perso il controllo, il baluginare del posto fisso m’aveva accecato e fatto sbandare, ancora una volta avevo  accettato un deleterio compromesso : scambiare il dono della mia  indipendenza e autonomia con l’opinabile  beneficio di una paga certa.

Furono nove mesi d’inferno, il fatto che mi si imponesse cosa fare e cosa non fare mi mandava in bestia, la scarsa stima e considerazione che nutrivo poi  per i  miei superiori  - li ritenevo semplicemente degli incapaci -  non agevolarono certo la mia permanenza alla corte dei Di Bella . Come già m’era accaduto in occasione dell‘esperienza Condotte risultò subito chiaro che il mio temperamento libero e indipendente non avrebbe resistito a lungo al fuoco di fila di ordini e disposizioni di un impiego piatto e privo di stimoli , né agli orari rigorosi che tale occupazione avrebbe comportato.

Malgrado tutto , finché restai prigioniero in quel tenebroso ufficio collocato al primo piano interno 6 di un signorile edificio di viale Giulio Cesare il mio cartellino non annotò mai un minuto di ritardo né un solo giorno d’assenza, facendomi apprezzare per di più dai dirigenti per lo zelo e l’impegno profusi nel portare a termine i lavori che man mano mi si assegnavano.

Dopo pochi mesi tuttavia non ne potevo più.

Ne parlai con papà, ero certo m’avrebbe capito, in fondo anche a lui era capitata la stessa cosa anni addietro quando sbaraccava periodicamente  la propria scrivania trasferendosi di poltrona in poltrona, gli chiesi d’assumermi definitivamente ,questa volta con tutti i crismi, in agenzia. Tentò ovviamente ancora una volta di dissuadermi. Chissà perché i genitori raramente desiderano che i figli seguano le loro orme? Me ne andai infuriato ma deciso a tener duro, in un modo o nell’altro ero certo che l’avrei avuta vinta io.

E così fu! Sì, lo so,non si deve mai cominciare un periodo con la congiunzione “e” ma nun me ne po’ frega’ de meno.

Ventiquattrore dopo la nostra animata discussione l’avvocato Tiddi mi convocò informandomi che a fine anno la società ’”Aurass di Tiddi Walter & c. s.n.c.” m’avrebbe assunto con regolare contratto a tempo indeterminato.

Il mattino dopo appesi un calendario dietro la mia scrivania all’agenzia Di Bella - dico sul serio -   e presi a contare i giorni che mi separavano da quel 31 dicembre 1985, cancellando accuratamente con una “x” – tracciata a caratteri cubitali con un pennarello nero a punta grossa -  la giornata di lavoro appena trascorsa ogni qual volta timbravo sul tesserino l’ora d’uscita.

Il conto alla rovescia ebbe finalmente termine ed anche quella sospirata data arrivò puntuale, ogni pena d’altronde raggiunge prima o poi il capolinea , basta saper aspettare con fiducia e pazienza, stringendo i denti soprattutto quando queste sembrano venir meno.

Allora non comprendevo per quale oscura ragione mio padre non desiderasse che crescessi professionalmente insieme e con lui ,oggi credo d’averlo capito, probabilmente il timore di farmi intraprendere una professione appesa ad un sottile filo in mano ad oscuri ed inquietanti personaggi dell’alta finanza.

Io stesso non so dirvi se consigliare ai miei figli di percorrere il sentiero tracciato dal nonno e percorso dal padre, correndo il rischio di cadere in un ginepraio di ansie e preoccupazioni,  ma sarò certamente fiero di loro qualora, mettendo a dura prova fegato e coronarie, decidessero di portare avanti il lavoro di un paio di generazioni, continuando a coltivare il loro terreno anziché spremere sudore sulla terra arida d’illustri sconosciuti.

Basta così! Con questo mio periodare rotondo corro il rischio di diventare banale, enfatico e colpevolmente vanesio.

Lavorando gomito a gomito con quell’ instancabile principale mi resi conto che questi cominciava ad aver fiducia in me, osservando come,nonostante gli scarsi insegnamenti, imparassi in fretta . Così quando un pomeriggio, ascoltando una sua conversazione telefonica, gli sentii pronunciare la frase: ”Se non ci sono io, parli pure con mio figlio Marco che la servirà senz’altro meglio di me”, capii che era arrivata l’ora di tentare una manovra d’accerchiamento e , mossa dopo mossa , sferrare lo scacco al re e alla sua invadente personalità. Un sovrano ormai stanco d’altronde che in fondo non vedeva l’ora di abdicare e cedere il trono per poter riposare.

Giorno dopo giorno  cominciò a mollare il timone dell’ Aurass per affidarlo alla mia maldestra guida, non era semplice lavorare insieme ad uno come lui, sempre nervoso, esigente e teso come una corda di violino. Spesso nascevano accesi dissidi  su come gestire determinate situazioni nati dagli eterni contrasti che oppongono al solido positivismo pratico dei padri lo sdegnoso idealismo dei figli , tuttavia a rimanere nei paraggi,  seguendo l’impronta decisiva della sua personalità , avrei avuto tutto da guadagnare godendone di riverbero il prestigio.

I Clienti gli volevano tutti un gran bene  nonostante l’indice di gradimento della sua figura professionale fosse appena una spanna al di sopra di quella dell’ufficiale giudiziario. Talvolta aveva un atteggiamento incostante e indisponente, forse poco professionale, ma la sua vocazione era sempre e comunque quella di soddisfare le ragionevoli esigenze degli assicurati e di salvaguardarne i sacrosanti diritti ,anche a costo di furiosi contrasti con la Mandante. Prima Norditalia e Levante poi Firs e l’Abeille impararono a loro spese a conoscere l’ira funesta del Tidide Walter.

Poco per volta imparai che  non bisogna mai aver paura di nessuno anche se chi ti sta davanti ha il temibile aspetto di un invincibile gigante. La strada, è ovvio,  sarebbe sempre stata in salita , in ogni caso compresi che  l’unica via da imboccare, per chi come me era figlio di una generazione priva di prospettive e opportunità, era di fronte a me e , per quanto impervia e tortuosa, era l’unica che poteva portarmi da qualche parte .

Non c’era più tempo per le oniriche fantasie e le azzardate ambizioni di quell’ascetico visionario che ero stato fino ad allora, la pista da percorrere, ringraziando il buon Dio e soprattutto la lungimiranza di mio padre, era da tempo segnata e già cominciava a delinearsi chiara di fronte al mio sguardo , una scrivania dietro la quale sedere e guadagnarmi il pane mi aspettava nella nota cameretta dov’ero cresciuto.

Il tentativo di gestire da solo una filiale dell’agenzia a Fidene ,dove trasmigrai per qualche tempo mentre papà continuava ad amministrare l’ufficio principale ,ebbe scarso successo, non mi restò quindi che rientrare precipitosamente in sede.

Tornare a lavorare a piazza Gondar ,proseguendo sine die la mia permanenza in quella stanza appena modificata nell’arredamento, significava per di più continuare a vivere sotto lo stesso tetto con i miei, i loro bisogni e le loro insopportabili pretese, soprattutto quelle di mia madre, con i prevedibili inconvenienti e le conseguenti pressioni che tale situazione avrebbe comportato, ma non avevo scelta.

Trascorrevo per forza di cose  più tempo con la mia famiglia d’origine che con la nuova e tutto ciò  non poteva andare certamente a genio a mia moglie, oltretutto  particolarmente stressata per la perdita del lavoro e affaticata per la cura della casa e la crescita di un pestifero ragazzino a dir poco vivace.

All’inizio del 1986 ero tornato insomma nella camera  lasciata poco meno di quattro anni prima per recarmi al fatale appuntamento con la morosa nella chiesetta di San Giuseppe dei Falegnami. Il boss aveva  acquistato il mobilio nuovo per il suo studio ed io,  prontamente impadronitomi della scrivania e della libreria rimaste in corridoio , potevo abbandonare l’angusta stanzetta di fronte al ripostiglio, dove avevo lavorato agli esordi della mia carriera prima di tentare altre vie,  e traslocare nella stanza accanto con il mio arredamento di seconda mano.

Come potete leggere nove righe più sopra era sopraggiunto nel frattempo il 1986 e non mi sentirei tranquillo nel lasciarvi con la curiosità di conoscerne gli avvenimenti più importanti.

L’attentato di Fiumicino del 27 dicembre 1985 è l’ultimo di una lunga serie , Reagan, convinto che dietro ci sia lo zampino di Gheddafi, propone – anzi impone – agli alleati l’embargo sulle forniture di armi verso la Libia, Craxi non può che acconsentire , ma intanto cincinschia tentando una mediazione con l’aiuto del premier egiziano Mubarak.

In parlamento intanto passa la Legge – l’ennesima sull’argomento -  proposta dal ministro della pubblica istruzione Falcucci sull’insegnamento della religione cattolica nelle scuole e il governo, grazie al voto palese dietro il quale non possono nascondersi i franchi tiratori,  evita una crisi annunciata ribadendo ancora una volta l’ assunto che la fiducia del Paese verso i propri governanti passa attraverso il filtro del Papa Re  , elemento molto più pericoloso dell’opposizione interna.

In un clima di aspra tensione dopo gli ultimi recenti omicidi,  si apre in febbraio nell’aula bunker del carcere dell’Ucciardone il maxiprocesso contro la Cupola di Cosa Nostra  basato sulle indagini di Giovanni Falcone, Antonino Caponnetto e Paolo Borsellino e presieduto dal giudice Anonio Saetta . In aprile sbarca da un Jet a Punta Raisi , proveniente da New York, l’ex boss , ora collaborazionista,   Tommaso Buscetta , le cui rivelazioni hanno permesso l’arresto di numerosi potenti capimafia.  Il procedimento si concluderà il 16 dicembre dell’anno successivo quando la Corte d’assise comminerà 19 ergastoli , i principali accusatori  delle cosche  e lo stesso presidente della corte saranno però tutti  eliminati in rapida successione  tra il gennaio ’88 e il luglio ‘ 92, avremo modo di parlarne.

Il 22 marzo Michele Sindona, muore nel carcere di Voghera dove s’apprestava a scontare l’ergastolo appena comminatogli per l’omicidio dell’avv. Giorgio Ambrosoli, liquidatore della fallita Banca Privata italiana di proprietà dello stesso Sindona .   Ufficialmente si parla di suicido ma probabilmente è stato avvelenato, l’attenzione della gente tuttavia sta per dirigersi altrove,  un missile libico sfiora infatti , due giorni dopo,   un aereo americano   in volo al largo delle coste della Libia nell’ambito di  manovre militari a stelle e strisce  in acque ritenute internazionali dagli Stati Uniti  ma territoriali dal governo di Tripoli. Il 2 aprile un aeroplano della TWA sulla rotta Atene-Roma esplode in volo , tre giorni più tardi l’esplosivo devasta una discoteca frequentata da militari americani uccidendone uno. Reagan rompe gli indugi e dispone una potente flotta nel golfo della Sirte ordinando l’immediata  rappresaglia yankee. L’aviazione sferra l’attacco contro la capitale  il 15 aprile, numerose bombe cadono sulla città e sulla caserma di Bab El Azizia, residenza di Gheddafi, le ostilità cesseranno soltanto dopo 14 ore .

La risposta di Tripoli è grottesca , qualche colpo  sparacchiato alla meno peggio da una motovedetta libica contro le istallazioni di telecomunicazioni statunitensi presenti sull’isola di Lampedusa che finiscono oltretutto in mare aperto ,  la provocazione è però sufficiente al  primo ministro italiano per parlare di attacchi ingiustificati contro il nostro Paese, la paura fa novanta , lo zio Sam  dopo aver lanciato il sasso se ne torna lesto a casa lasciandoci negli impicci e nel terrore di nuovi attentati terroristici.

Cresce intanto a dismisura il numero dei suicidi tra i militari di leva - venticinque solo in questo tragico anno -  una situazione drammatica che spingerà il ministro della Difesa in carica Giovanni Spadolini ad aprire le porte delle caserme ai familiari nei giorni festivi.

Nel mese di maggio spariscono improvvisamente dai banchi del mercato di piazza Gimma insalata  e pomodori mentre il ministro della sanità proibisce  la somministrazione di  latte fresco a bambini e gestanti . La spiegazione è nella nube radioattiva proveniente dall’Ucraina  che dovrebbe raggiungere la Penisola il 2 maggio. La micidiale miscela di iodio e cesio sprigionatasi dai reattori nucleari di Chernobyl il 26 aprile per fortuna non arriverà mai in Italia ma il caos , la paura e l’inefficienza dimostrata dalle autorità preposte convinceranno in ogni caso il popolino a decidere da sé e di fare a meno di alimenti a rischio almeno per qualche tempo.

Mentre in Sicilia, in un clima nervoso, turbato dai veleni del  maxiprocesso che si svolge a Palermo , si tengono le elezioni regionali – vinceranno l’astensione e la solita diccì – a Roma Craxi se la passa piuttosto male. Sfiorato più volte dai colpi dei franchi tiratori che tentano di affossare il governo ad ogni  proposta - abbiamo già ricordato quella presentata  a gennaio sull’insegnamento della religione cattolica , potremmo  citare quella sul varo dell’ Irpef passata in marzo solo grazie al voto favorevole dei missini -  il ministero vacilla più volte,  finché finisce per franare a giugno centrato da un insignificante  decretino  sulla finanza locale .

Fanfani e Andreotti , incaricati da Cossiga di dipanare l’aggrovigliata  matassa , cercano senza fortuna  una soluzione sia pur temporanea per scavalcare l’estate , poi , la conferma con un’ampia  maggioranza a segretario DC di Ciriaco De Mita sembra indicare agli addetti ai lavori nel politico avellinese  il naturale successore di Craxi.  Questi  però non intende mollare la poltrona e cerca affannosamente un accordo con il pretendente al trono di Palazzo Chigi . Riuscirà  alfine nell’impresa nel successivo mese di Agosto  barattando venti mesi di regime con la promessa di una staffetta di governo.

Nel frattempo proprio un socialista , il ministro Claudio Signorile , assesta un poderoso calcio in culo alla libertà della povera gente  ratificando, con la complicità  dei vertici sindacali  ormai collusi con il potere , un codice di autoregolamentazione degli scioperi  che spunta  per sempre , rendendola pressoché inservibile,  l’unica arma a  disposizione dei lavoratori per far valere i propri diritti.

Il premier socialista ricuce così il proprio ministero, sconsiderata riproduzione del precedente, e mentre la nazione stende esausta le gambe sotto l’ombrellone appare all’orizzonte la iattura del sottosegretario alle attività economiche Giuliano Amato . Avremo modo di contemplarne i disastri più avanti.

Il 31 maggio si torna in Messico per i mondiali di calcio ,la maggior parte degli sportivi  italiani , più modestamente , tornerà davanti  agli schermi televisivi per tifare azzurri di fronte ad un piatto di spaghetti ed un bicchiere di vino al metanolo.  A commentare le partite la domenica sera la coppia Sandro Ciotti Maria Teresa Ruta promossa a condurre la Domenica Sportiva, resteranno al timone  fino al 1991.

La partita d’apertura mette di fronte i campioni del mondo uscenti, che saremmo noi, alla Bulgaria , finirà con il più classico dei pareggi,  sigilli  di Alessandro Altobelli al 43’ per il momentaneo vantaggio azzurro e di Sikarov in apertura di ripresa per il definitivo 1-1.

Identico risultato nel secondo incontro che ci vede opposti all’Argentina di Diego Armando Maradona , sarà proprio lui a realizzare il goal del pareggio sudamericano  dopo la rete al 6’ su penalty  del solito attaccante nerazzurro .

Il 10 giugno arriva finalmente il primo macchinoso successo, 3-2 contro la Corea del Sud grazie ad un autorete degli asiatici e altre due marcature  ancora  opera dell’insaziabile  Spillo . Si vede comunque che la squadra non gira e la successiva gara con i coriacei galletti blu  si presenta tutt’altro che agevole.   

Quel caldo pomeriggio del 17 giugno me ne stavo tranquillamente seduto  sull’orripilante divano arancione primi anni ’70 della camera da pranzo dell’appartamento di via Spoleto – il fine settimana ce la filavamo sempre a Ladispoli – a sgranocchiare patatine mentre il piccolo scavezzacollo cui era difficile tenere le briglie gironzolava  attorno al tavolo inseguito dalla madre ansimante che tentava inutilmente di fargli ingoiare la merenda. Piuttosto scettico mi apprestai ad assistere al match degli ottavi e , in attesa   del fischio d’inizio dell’arbitro argentino Esposito,  presagivo già  il retrogusto amaro di una sonora batosta . La mia fosca previsione  s’avverò puntualmente ,  Michel Platini  al 14’ del primo tempo e  Stopyra al 57’ della ripresa fissarono il risultato sul 2-0 e ci rispedirono a casa con la coda fra le gambe a studiare sodo per preparare l’appello di Italia ‘90.

Con l’Italia  affondata negli ottavi dalla corazzata  francese non c’è più gusto a seguire il resto della competizione ,vincerà comunque l’Argentina dell’inarrivabile Pibe de Oro  imponendosi sulla Germania Ovest con il risultato di 3 - 2  nella finalissima del 29 giugno  Per l eroe di Spagna 82, il commissario tecnico Enzo Bearzot, è tempo di fare le valigie , sarà accompagnato nel suo viaggio nell’oblio da gran parte dei suoi protetti. 

Per dovere di cronaca questi gli azzurri  scesi in campo a Mexico 86 :  Galli, Bergomi, Cabrini, De Napoli, Vierchowod, Collovati, Scirea, Conti, Vialli, Bagni, Galderisi, Di Gennaro, Altobelli.

Al rientro dalle ferie la situazione economica precipita,  il crollo della borsa di New York trascina a picco  tutti i principali mercati azionari, gli investitori migrano sui titoli di Stato e il governo non trova altra soluzione che tassarli  del 6,25% per non indebitarsi ulteriormente. Nel frattempo i colossi finanziari tessono, tramano e inciuciano , la vicenda Eni- Montedison – non è il caso di dilungarsi su una vicenda tanto intricata  – sarà la zattera che condurrà alcuni curiosi personaggi dell’alta finanza  come Gardini, Schimberni, Cagliari e Cusani, tra la melma vischiosa di Tangentopoli, ma non è il caso di anticipare  eventi strettamente collegati all’arrivo in Italia dei nuovi barbari invasori con i loro forzieri stipati di valuta pregiata.

L’anno si chiude con un avvenimento emblematico, il sindaco socialista di Milano Carlo Tognoli  è costretto a dimettersi a causa di presunti illeciti amministrativi – il cosidetto scandalo delle aeree d’oro -  e Bettino Craxi  , scimmiottando il nepotismo   napoleonico ,  lo sostituisce senza alcun pudore con il cognato  Paolo Pillitteri.

Si scopre nel frattempo che il nostro Paese vende sottobanco armi proprio all’Iran , paese che molti identificano  come la culla del terrorismo internazionale, ma  il sig. Rossi  chiude gli occhi e tira innanzi applaudendo Eros Ramazzotti, vincitore del Festival con Adesso Tu e il regista Oliver Stone autore dello splendido Platoon.

Ma il 1986 è anche l’anno in cui  Ettore Scola dirige una delle sue pellicole più suggestive , certamente una tra le mie preferite, La Famiglia, nel cast attori del calibro di Vittorio Gassman, Fanny Ardant, Philippe Noiret, Stefania Sandrelli, Ottavia Piccolo e Carlo Dapporto.

E’ il ritratto di una famiglia borghese come tante schizzato dall’anziano patriarca , custode della memoria dell’intera famiglia, che si snoda da inizio secolo ai primi anni ottanta. Semplici ricordi, struggenti  malinconie, grandi  dolori, piccole meschinità quotidiane, inevitabili malintesi e quei rari momenti felici che si succedono nell’arco di più generazioni . Un grande affresco storico che prende vita da una  vecchia foto ricordo scattata nel 1906 in un’ elegante casa del quartiere Prati di Roma, probabilmente come quella dov’era cresciuto mio padre.

Fu proprio dopo aver visto quello splendido film che,  affascinato da quei  coinvolgenti flash – back  ,  rimisi penna ad un breve lavoro di tanti anni prima dove avevo raccolto poche foto e qualche appunto di famiglia per trasformarlo in quel che avete sotto gli occhi in questo momento : uno spaccato di un’  Italia minore visto dal buco della serratura del mio microcosmo familiare.

Ma torniamo ad occuparci dei chiassosi ospiti dell’interno 14 di viale Etiopia 34 e di quanto accade loro intorno

Sul fronte dell’economia la Fiat  soffia l’Alfa alla Ford e scalza dal podio la Volkswagen diventando il primo gruppo europeo  grazie soprattutto ai nuovi fortunati modelli appena sfornati dalla casa milanese , la  156 e la 147 . Agnelli cerca in tal modo di tenere a bada la concorrenza straniera , particolarmente agguerrita quella asiatica , ma è solo questione di tempo di lì a poco  verrà meno la preferenza accordata per decenni alla casa torinese dalla maggior parte degli automobilisti italiani lusingati dalla convenienza e dalla qualità delle esotiche automobili con i fari a mandorla.

Alessandro , svogliato alunno alla materna Montessori di via di Santa Maria Goretti  , si è messo in testa di far impazzire la maestra Giovanna e stenta ad allacciarsi le scarpe , come accadeva un tempo -   non tanto lontano a dire il vero -   al padre,  poi , porgendo controvoglia la manina  alla madre,  inforca il portone  , saluta il simpatico portinaio sor Giuseppe,  prende l’ascensore, sale al quarto piano  e rientra in casa.  Calzate le pantofoline e afferrato il telecomando s’accomoda in poltrona giusto in tempo per l’inizio di Bim Bum Bam , a fargli da Cicerone  tra cartoni giapponesi ed innocui sketch all’acqua di rose  un irriconoscibile  Paolo Bonolis ,  accanto a lui la bella Manuela Blanchard , imperdibile all’interno della seguitissima trasmissione per bambini l’appuntamento con i Puffi e Kiss me Licia.

L’ angusto appartamento intanto comincia ad andar stretto anche a noi, di lì a poco infatti la cicogna avrebbe portato Roberto , due camere , bagno e cucina non sembrano più sufficienti ad ospitare tanta gente.

Letizia cominciò a frantumarmi le palle per trovare una nuova più consona dimora, ma tra il dire e il fare c’erano di mezzo una marea di milioni che non possedevo e non avrei mai potuto guadagnare onestamente,  e poi m’ero affezionato a quelle quattro mura al quinto piano di quel palazzo sommerso dallo smog e assediato dal traffico, le sentivo mie, anche se sapevo bene che mie non erano e prima o poi avrei dovuto renderle alla legittima proprietaria.

Messo alle strette tentai di convincere la mia famiglia d’origine a vendere l’appartamento dove abitavo per acquistarne uno più grande adocchiato in zona Serpentara, via Maria Melato per la precisione. Ovviamente avrei rinunciato a parte dell’eredità quando sarebbe arrivato il momento.

Ebbi il beneplacito di mamma e papà,  ma incontrai un muro di gomma quando si trattò di piegare i miei comprensivi fratelli durante il solenne sinedrio di famiglia convocato in fretta e furia in via Collalto Sabino, così  l’incarico di vendere l’appartamento di viale Etiopia, conferito il 19 febbraio 1988 alla Tecnocasa di viale Somalia, venne prontamente revocato il successivo 3 maggio .

Sette anni più tardi necessità fece virtù e la petulante femmina fu accontentata, ma affronteremo l’argomento quando verrà il momento per ora , in attesa di tornare al policlinico Gemelli, torniamo a fotografare la nostra storia all’alba del 1987.