CAPITOLO 33
Poche righe
oi, quando il sogno si fa realtà , l’incanto si dissolve , è inutile insistere,
non esiste una formula magica che possa condurci altrove, per quanto fantastico
sia stato il delirio il punto
d’arrivo è sempre quello, il quotidiano, è lì che
tutto si trasforma e si consuma nella monotonia dell’ovvio .
Il sentiero si fa ripido, più
stretto, le dita scorrono il volto segnato e scivolano via accarezzando il
collo. In fondo è quello che vuoi, che hai sempre desiderato, un bel
broccato azzurro che
copra il grigio , ma mai per più di un giorno.
La testa non riesce a posarsi sul cuscino, la mano
preme contro la finestra come a cercare una via d’uscita, i morsi
penetrano la carne e inerte aspetti il chiarore livido dell’alba .
Il ronzio del frigorifero, il silenzio del cortile e
il ticchettio dell’orologio sulla parete di cucina a farti compagnia, il
mondo dorme , a vegliare i tuoi pensieri solo due
pesci rossi nell’acquario, sembrano nervosi , quasi infastiditi dalla tua
presenza e da quella lampadina accesa a un‘ora tanto insolita.
Ancora poche ore, poi le prime auto violeranno il
silenzio della notte , bar ed edicole sforneranno
cornetti e quotidiani e tutto tornerà come prima restituendo i giusti
contorni alla tua vita.
Torna a dormire coglione , il domani s’è affacciato , come pensi
d’affrontarlo se non dormi almeno un paio d’ore ?
Va bene, era previsto, l’angelo custode ha
smontato dal servizio, si torna all’abituale fai da te, a farne le spese come
al solito voi , i miei immaginari lettori , so benissimo che in realtà
avete altro da fare , tuttavia mi
piace credere che qualche perditempo abbia modo di leggere gli sproloqui del
parolaio matto.
Sono appena le dieci del mattino ,
caldo soffocante, i lavori in corso concedono una tregua, per giorni il rumore
assordante della pala meccanica ha
trivellato l’asfalto rovente e la mia testa annoiata , almeno per il momento sembra abbia finalmente saziato la sua fame di
terra e cemento.
Momenti difficili questi, mai come in questi giorni ho
avvertito tanto feroci
i morsi della solitudine. Chissà che m’avrà
preso?
D’altra parte una vita silenziosa non scompare
d’incanto semplicemente balbettando parole sopra una tastiera.
Ancora una manciata di giorni
e sarò proprietario di un appartamento, il coronamento di un sogno
condiviso fino a poco tempo fa con chi mi vive accanto, peccato che , come
spesso accade , quando arrivi con tanta fatica a quella che credevi la meta
l’entusiasmo abbia ormai lasciato il posto all’indifferenza e ti accorgi di essere troppo stanco per
poterne esultare . Poco male , per fortuna
c’è ancora chi saprà assaporarne il gusto e apprezzarne i
vantaggi, non è forse per
loro che si tira avanti?
Siete fortunati, non ho più molto da dire , mi sento vuoto come un palloncino sgonfio, se vi va
provate ad affacciarvi tra qualche giorno, magari m’è tornata la
voglia.
A presto.