CAPITOLO 25

 

 

Testacoda nel tempo




 

 

 

 

 

entornati a spiare tra le righe di questi miei sgangherati pensieri formato word. Tutto bene?

E’ il giorno di ferragosto, un quarto alle cinque, don Ezio , con la  coscienziosità che da sempre caratterizza la sua lunga vita pastorale, non ha tardato a somministrarci anche stavolta la dose giornaliera  d’Ave Maria, le campane stranamente tacciono, i paesani dopo il sacrosanto riposino pomeridiano – il pranzo del dì di festa è stato come da tradizione piuttosto impegnativo - tornano a popolare le viuzze del paese , presto prenderanno d’assalto la piazza ed io sarò costretto a spegnere il Toshiba per accompagnarci Gabriele e la sua bici nuova. Devo sbrigarmi prima che Lety mi richiami agli improrogabili e  snervanti doveri di padre.

E’ trascorso meno di un mese da quando ho dato alle stampe , anzi “alla stampa” , unica ed irripetibile ,  - Con quello che costa il toner! - la prima parte del mio diario ed eccomi già di ritorno. Che volete? Neuroni irrequieti,  stanchi di godersi le ferie e polpastrelli esuberanti colti da un’irrefrenabile nostalgia per la tastiera.

Fa caldo, molto caldo, e la chioma alla Nazzareno che mi sono fatto ricrescere come quand’ero ragazzino non migliora di certo la situazione. Stando a quanto ci raccontano i tiggì pare si stia vivendo l’estate più torrida degli ultimi due secoli, forse per questo la gente sembra impazzita e persino in quest’angolo di Paradiso sperduto tra  i monti freschi e verdeggianti della Marsica può capitarti di sudare nelle prime , interminabili ore del pomeriggio e dimenticare d’ indossare il pullover quando scendono le ombre rinfrancanti della  sera.

E’ l’agosto 2003, quello dei devastanti roghi estivi  - la solita litania di mezza estate  -  che ingoiano migliaia di ettari di macchia mediterranea, quello dei feroci pitbull abbandonati da padroni distratti che si aggirano  alla spasmodica ricerca di passanti da sbranare  tra le strade assolate e polverose della campagna o lungo i viali infuocati  delle grandi metropoli soffocate dalla canicola estiva . E’ la stagione delle spassose repliche dei film di Totò, del calcio parlato , delle partitelle di preparazione al massimo campionato e della grottesca altalena del Catania calcio che al mattino sale in serie B e nel tardo pomeriggio precipita in  C.

E’ l’estate della patente a punti, delle super multe e dell’ affaire Telecom Serbia che consente finalmente al nostro bistrattato primo ministro  di trovare conforto al proprio triste destino grazie al mal comune dei perseguitati di sinistra finiti nella merda come lui .Annaspa nel letame la malinconica figura del longilineo Pietro Fassino , galleggia serafica quella goffa e corpulenta di Romano Prodi. Come potete vedere non ho perso il pessimo vizio d’infarcire le frasi con nugoli di aggettivi a basso costo, il mio è il solito stile forzato, declamatorio, insopportabilmente pomposo.

Ancora qualche pillola di vacanza poi si torna in città per riprendere il lavoro e la stanca routine di tutti i giorni, ogni anno che passa è sempre più penoso staccare lo sguardo dall’impareggiabile scenario dei rilievi che abbracciano Villetta Fernandella per tornare a fissare l’asfalto rovente di viale Libia che balugina  al sole incandescente di Roma filtrato da un cielo malato in debito d’azzurro.

Col passare degli anni la solitudine e gli acciacchi ci rendono più malinconici, la memoria si fa povera e malfida, le digressioni sempre più guarnite e i ricordi finiscono fatalmente per essere trasfigurati dallo svolgimento degli eventi successivi. Un autentico disastro. 

Per le ferie grandi manovre quest’anno! Appeso un laconico messaggio di arrivederci alla porta d’agenzia, sono scappato il 2 agosto , rientrerò , forse , il 24. Chi se lo ricorda un periodo di vacanza tanto lungo! Spiace annotare la prima defezione in famiglia :  Ale ha preferito arrostire in città con la sua bella piuttosto che partire con noi.  Come dargli torto? A quell’età l’amore è ancora una  faccenda dannatamente seria,  dopo tutto mi sono reso conto da un pezzo che è arrivato il tempo in cui i figli tornano raramente a cena , se non fosse per il piccolo io e mia moglie potremmo cominciare a goderci le piccole gioie dell’età di mezzo. E’ andata così.  Se Dio mi concederà grazia e salute quando Gabry compirà la maggiore età avrò ormai 61 anni , troppo tardi per mettere in moto nuovi progetti , troppo presto per tirare il freno a mano. Chi vivrà vedrà.

Ero piuttosto preoccupato quest’anno per l’ approssimarsi  dell’apertura delle scuole, dopo sedici anni dal secondo avevo messo al mondo il terzo figlio ed era arrivato anche per lui il tempo della scuola materna, temevo,  a 46 anni suonati,  di sembrare più il nonno che il padre, sarebbe stato difficile mimetizzarsi tra tanti genitori di primo pelo.  Grande è stato invece il mio stupore quando di fronte al circolo Montessori ho visto tante facce stanche, tanti capelli grigi , tante mamme appesantite e papà stagionati tenere per mano i loro piccoli spaventati con la sacchetta tra le dita e il grembiulino nuovo sopra la t.shirt e i jeans di marca.

Siamo un popolo di vecchi senza le prospettive di un lavoro certo né di un tetto sulla testa , vecchi cui stanno per scippare anche la speranza di una serena vecchiaia.  Chissà se ci si rende conto di come ci hanno ridotto quegli scalmanati  sessantottini che hanno nascosto l’eskimo sotto il doppiopetto e fatto comunella con gli antichi e sempiterni boiardi di Stato rinnegando il loro passato  ?

Nel frattempo sono tornato al lavoro  ed ecco far capolino settembre, il mese dei ripensamenti sugli anni e sull’età , come recita una celebre canzone di Guccini. Sono arrivato di fronte ad un nuovo bivio, l’ennesimo, l’appartamento di piazza Gondar è in vendita. Dovrei acquistarlo io, l’unico erede rimasto senza una casa di proprietà , ma la pecunia , come al solito, latita, il colore del conto in banca tende ad un acceso carminio e quello delle mie tasche al consueto verde Pino Silvestre. Avrei dovuto fare la formichina negli ultimi dieci anni ma a sottrarmi i sudati risparmi, pochi in verità, hanno provveduto in coppia il principe Giovanni e l’astuto dottor Penne .

Visto che mi sarà impossibile conservare la casa paterna e prima o poi sarò costretto a lasciare campo libero a qualche ricco forestiero che deturperà quel santuario alla fanciullezza , ho pensato di serbarne  almeno il ricordo portandomi via qualche pezzo d’arredo . In viale Libia è già approdato , per gentile concessione dei miei fratelloni , l’elegante mobiletto che ospitava le famose danzatrici di porcellana dai curiosi e deleteri poteri irritanti di cui vi ho già parlato . Ricordate?  Le piccole in lacrime , ricevuto dopo quarant’anni l’ordine di sfratto , hanno raccolto le scarpine da ballo e sono state invece deportate in un raffinato appartamento di via Tembien dove,  se non altro,  potranno godersi su Sky le partite criptate della magica  , negate a noi comuni mortali , squallidi abbonati Rai .

Il lifting  di quel pezzo di legno  m’è costato un occhio della testa – sapete tutti quanto sia prezioso per me un occhio sia pure a mezzo servizio -  e , a dirla tra noi , ma non ditelo alla mia consorte , non è che abbia ravvisato soverchie differenze tra il prima e il dopo. La mia percezione visiva d’altronde, è noto , non fa testo.

Insieme alla Marina a Capri del celebre (!?) artista Guido Odierna , il gigantesco dipinto destinatomi da mamma che ha sfrattato quadri meno titolati dalla parete, anche il prezioso lampadario della camera da pranzo che illuminava la tavolata di Natale è finito appeso al soffitto del mio salotto .

Presto avrò finalmente una libreria tutta mia da sistemare nello studio dove troveranno posto -  se mi sarà concesso - insieme agli stampati di polizza e alla sterminata collezione  di vecchi ed inutili dischi in vinile di cui andavo tanto fiero, l’intrepido tex e i suoi fedeli compagni d’avventura   che avevo abbandonato ,  ma mai dimenticato ,  quando quel mattino d’aprile di ventun’anni fa lasciai la mia stanza affacciata su piazza Gondar. Questa mattina , con l’aiuto di Roberto, ho tirato via da quei ripiani arrampicati fino al soffitto i logori testi d’università, i barbosi dizionari e quei preziosi volumetti , finemente rilegati con copertina in pelle arabescata da ricercate incisioni dorate , acquistati da papà almeno un secolo fa,  che nessuno ha mai neppure sfogliato.  Insieme alla polvere,  a vecchie pratiche  ingiallite e a qualche foto in bianco e nero dimenticata tra le pagine dei libri è venuto via anche un pezzo del mio cuore. Prima di uscire mi sono arrampicato sopra la cornice della porta d’ingresso, volevo portarmi via quel Crocifisso che da piccolo mi faceva tanta paura, l’ho staccato, l’ho guardato da vicino , come non avevo fatto mai, ma non ho avuto il coraggio di chiuderlo nel baule dei ricordi , l’ho riappeso dove aveva lasciato il profilo bianco della croce  , ho deciso che  sarà l’ultimo a lasciare quella casa.

Il futuro intanto appare sempre più incerto,  poco fa ho ascoltato al giornale radio delle 7,30  le dichiarazione dell’incolore Giulio Tremonti,  attuale sceriffo di Nottingham, nonostante le ripetute promesse fatte dal capoccia  in piena campagna elettorale,   di ridurre le tasse per il momento proprio non se ne parla. Immagino che sarò costretto a mollare, la pressione fiscale si è fatta insostenibile  , da solo non riesco più a tirare la carretta, troppo pesante per un piccolo imprenditore vecchia maniera, presto o tardi finirò stritolato dai buffi o in mano a qualche strozzino.

In questa mia zazzera da sconvolto il cacio ha ormai ricoperto quasi tutto il pepe , non ho più voglia di restare sveglio la notte per cercare risposte a domande angosciose che resteranno dubbi e a litigare con me stesso perché non sono stato in grado di diradare le nebbie del giorno prima , è tempo di cambiare registro.

Anche per mamma nel frattempo è arrivato il momento di lasciare quella fredda galleria divisa per qualche mese con il compianto Ciccio Ingrassia e tutti quei morti di giornata – finirò per dover pagare i diritti d’autore al buon Totò - che sostano brevemente in anonimi condomini prima di trovare una sistemazione più confortevole negli angusti loculi lungo i viali alberati o nelle ampie ed eleganti cappelle gentilizie  .  Sarà incazzata come una bestia : per farla riposare accanto a papà è stato necessario tumularla nella tomba di famiglia , la dimora non le sarà andata troppo a genio ma del resto al Verano c’è il tutto esaurito sia in centro che in periferia . Stanotte verrà a tirarmi i piedi, poi le passerà, come sempre d’altronde, l’unica con cui non andava troppo d’accordo in vita d’altra parte era la suocera , con il resto della truppa tutto filava più o meno liscio.  La new entry avrà portato un certo scompiglio sotto quella botola di marmo che oscilla macabra ad ogni passo , Walter, Caio e William l’avranno accolta a braccia aperte , anche Felicetta le starà vicina , so che le voleva bene,  zio Piero che non l’ha conosciuta in vita sarà certamente lieto di abbracciarla per la prima volta . Chissà quante cose avranno da raccontarsi là sotto !

Suavis laborum est praeteritorum memoria, commentava secoli fa quel parolaio di Cicerone, e aveva ragione , è proprio dolce il ricordo delle pene passate , pene che allora potevano annientarti ed oggi saresti persino disposto a  rivivere purché  insieme a loro tornasse   quel tempo perduto.

Come non avessi abbastanza grattacapi mi sono sobbarcato anche l’ingrato compito di vendere l’appartamento di piazza Gondar, per ora solo visite e chiacchiere, ma non mi sembra il caso di mollare tanto presto diminuendo il prezzo della richiesta iniziale , finirei per svilire il valore dell’immobile .

Non vi nascondo che ogni qualvolta il candidato all’acquisto gira per quelle stanze mi girano le palle ad elica e mi rode il culo come mi fossi pulito con l’ortica, ma quel che è peggio e che confido che l’alloggio non sia di suo gradimento in modo che si levi dai coglioni e se ne torni a casa sua . Non sono granché come agente immobiliare , lo riconosco.

Nel frattempo mi sono recato con Lety all’ I. P. A. per chiedere l’ennesimo prestito che ridurrà ulteriormente – il Campidoglio non ha ancora finito di riscuotere  le trattenute per l’ultima maternità - il già misero stipendio da comunale della mia dolce metà per il prossimo lustro .

I quattrini serviranno a colmare , almeno in parte, la preoccupante falla apertasi nel bilancio familiare , e contribuiranno a pagare il consueto pizzo di Stato che a fine novembre avrebbe trasformato quel buco in una spaventosa voragine portandomi al definitivo tracollo finanziario . Non riusciranno a rimarginare la ferita , questo è certo, per ora ci metterò due punti, poi si vedrà, ogni giorno la sua pena diceva papà , e lui di pene se ne intendeva , eccome.

I soliti stronzi. Siate seri una volta tanto!   

Vaffanculo! Non voglio più angustiarmi per il conto in banca  ! Da quando i pensieri e la gastrite mi hanno corroso lo stomaco  e , soprattutto,  dopo  i giorni angosciosi del ricovero in ospedale di Gabriele  - sono ormai trascorsi quasi due anni  -  mi sono finalmente reso conto che sono ben altre le faccende di cui preoccuparsi.

Quello che mi inquieta piuttosto è l’ insolita pace dei sensi che da qualche tempo sembra aver anestetizzato il piccolo . Soggiorna fiacco e svogliato  tra la vegetazione black e white  dei paesi bassi accontentandosi di svolgere l’abituale  funzione idraulica e dimenticando l’altra , più nobile,  vocazione che tanti allori gli ha recato rendendolo celebre in tutto il mondo: far felice l’altra metà del cielo.

Un tempo schizzava  sull’attenti al più insignificante segnale  , si trattasse di un paio di avvilenti tette a pera individuate sotto un maglione a V ,  due coscette varicose svelate da un provvidenziale alito di vento o un culone sfrontato fasciato da un paio di jeans a pelle . Basta pensare in fondo a quanto accadeva tanto tempo fa , era la fine degli anni sessanta, quando riuscivo a massacrarmi di pippe persino di fronte alle illustrazioni didascaliche del manuale scientifico del Dott. F. Kahn “La Vita sessuale”,  imboscato nella libreria stile maggiolino dello studio di papà che ritraevano una donnina nuda in bianco e nero schematizzata sopra una pagina lucida annidata all’interno.  

Oggi resta pressoché indifferente agli stimoli di  borracce siliconate , ignora tettoni a cornamusa affacciate al davanzale, non riconosce le caratteristiche tettine da top model né quelle appetitose alla Tirolese , pare non accorgersi delle stuzzicanti mammellate a provolone che girano per il quartiere .  Persino le provocanti tette  alla Dio esiste  e i caratteristici seni  porta oggetti non riescono a  scuoterlo da quell’ irritante indolenza. Passerà? Lo spero, e con me , immagino, la mia signora . Dicono che con l’avanzare dell’età ci si riprende e si finisce per diventare vecchi bavosi, saranno contenti gli spacciatori di Viagra e i pornografi trafficanti di articoli per adulti, io dal mio canto preferisco tenere in serbo le ultime cartucce per momenti migliori.

Il deprimente ammosciamento sarà dovuto con ogni probabilità anche all’incertezza per il futuro, sul fronte Axa si verifica infatti l’ennesima revoca sul territorio capitolino , ancora  un collega del glorioso plotone dell’ ex rete Abeille è rimasto sul terreno ,  era il penultimo, indovinate un po’ chi è  rimasto ? Proprio così, il sottoscritto, senza collaboratori né dipendenti, con il suo minuscolo portafoglio e i suoi affezionati clienti sempre a caccia di sconti . Verrà anche il mio turno? Può darsi.

D’altra parte tra Roma e Parigi è ormai guerra aperta, i francesi hanno deciso di usare il pugno di ferro con gli agenti dissidenti  -  inutile starvi ad annoiare circa i motivi del dissenso  -  vi basti sapere che gli iscritti alla confederazione riuniti a Perugia hanno deciso su mia proposta d’interrompere le trattative con la Mandante finché i colleghi revocati non saranno  reintegrati . Mi è stato chiesto di redigere la mozione d’ordine insieme a tre compagni di lavoro : è stata approvata con tre soli voti contrari ed un astenuto . Il rischio è grosso, ho già ricevuto una telefonata velatamente intimidatoria del capo area, potrebbe mettersi male , ma se non resistessi potrebbe finire peggio, siamo arretrati fino alla linea del Piave , ritirarsi oltre sarebbe pericoloso  . Tempo fa qualche testa di cazzo che bazzica Montecitorio ha sentenziato che dobbiamo abituarci alla flessibilità, dopo tutto spacciare assicurazioni non è mai stato il sogno della mia vita, se sarà necessario appenderò il tariffario al chiodo e cambierò lavoro, saranno contenti Maroni e gli scagnozzi di via Flavia.

Chiudiamola qui e torniamo a sfogliare i libri di storia , nella prima parte di Diario dopo una lunga passeggiata nel tempo ci eravamo fermati ad esaminare il 1995, poi m’era presa la fregola ed avevo appena abbozzato quanto accaduto negli anni successivi. 

Riprendiamo ora a percorrere quei giorni.