CAPITOLO 14

 

Preparativi di nozze




 

 

 

’assassinio del premier egiziano Sadat, il lancio in orbita del primo Shuttle , l’attentato a Reagan e  i primi casi accertati di AIDS , questi gli articoli  di punta  del campionario  1981. 

In Italia nel frattempo scoppia lo scandalo della P2 ,  viene indetto il referendum per la legalizzazione dell’aborto e , mentre Ugo Vetere diventa il nuovo sindaco della città eterna , Giovanni Spadolini  sforna il suo storico governo , primo pentapartito laico della storia repubblicana.

Sistemiamo una ad una le numerose tessere che formano il puzzle dei primi dodici mesi del nuovo decennio.

Il 20 gennaio Ronald Reagan diventa ufficialmente il 40° presidente degli Stati Uniti e quello stesso giorno, dopo un’ estenuante trattativa, vengono liberati i diplomatici USA tenuti in ostaggio nell’ambasciata americana dagli integralisti islamici.

Intanto in Polonia la miccia accesa l’anno prima da Solidarnosc a  Danzica ha innescato una reazione a catena che investe dapprima Gora, dove il 9 febbraio inizia un lungo sciopero generale e successivamente la stessa Varsavia, dove viene occupata la scuola degli ufficiali pompieri. Per ristabilire l’ordine dovranno intervenire in dicembre le forze speciali  del generale Jaruzelsky investito di pieni poteri il mese prima dal Poup.

Le folate di vento provenienti dall’Est si fanno sentire anche da noi e sospingono il Pci e il suo segretario Berlinguer fuori dall’orbita sovietica alla ricerca di una propria autonomia da Mosca, è l’anno dello strappo, uno strappo che non sarà più ricucito.

Su tutti i giornali in prima pagina a primavera la lista dei 962 iscritti alla loggia massonica P2, fornito dalla Presidenza del consiglio  dopo la perquisizione disposta dalla magistratura milanese nella villa di Licio Gelli,  tra loro la crema della finanza e delle istituzioni : ufficiali dei carabinieri e della guardia di finanza , magistrati, questori, prefetti , deputati e persino ministri  in carica.

E’ il lato sporco del Paese, quello della fuga dei capitali all’estero, delle connivenze mafiose e  dei depistaggi nelle indagini sulle stragi che hanno insanguinato per anni il Paese  . Il capo indiscusso della misteriosa organizzazione  si chiama Licio Gelli, un personaggio inquietante e indecifrabile  -   invitato persino alla cerimonia di giuramento del nuovo Presidente degli Stati Uniti -  che sparisce,  ovviamente,  immediatamente dalla circolazione.  Il grande vecchio ,  come viene ribattezzato dai quotidiani in edicola , potrebbe  conoscere la combinazione per aprire la cassaforte dove sono custoditi gran parte dei  misteri d’Italia. Segreti che resteranno pressoché tali , a ben poco serviranno infatti le diverse commissioni d’inchiesta sulla massoneria che si succederanno negli anni a venire.

Gelli, Sindona, forse lo stesso Andreotti, questi probabilmente i nomi dei grandi burattinai della politica e della finanza italiana dell’epoca, soltanto loro conoscono la verità , all’ombra di questi cresceranno piccoli vassalli  di provincia come , Pazienza, Ortolani, Calvi, Berlusconi e Costanzo, alcuni faranno fortuna, altri una brutta fine.

Il 27 aprile Ciro Cirillo, consigliere regionale Dc alla regione Calabria, viene sequestrato a Torre del Greco dalle Brigate Rosse,  a rimanere uccisi durante il rapimento l’autista e un agente della scorta. Comincia una strana trattativa tra i dirigenti scudocrociati e i brigatisti, negoziato che porterà alla liberazione dell’ostaggio il successivo 24 luglio.  Sembra che per riscattare Cirillo – a prezzi gonfiati oltretutto - ci si sia serviti senza tanti scrupoli di mafiosi e servizi segreti deviati, una condotta perlomeno singolare se paragonata alla fermezza mostrata in casa Dc durante il sequesto Moro. Interessava dunque veramente ai litigiosi condomini di piazza del Gesù salvare il loro Presidente ? Furono davvero le Br a rapire Ciro Cirillo? Ai posteri l’ardua sentenza!

Maggio porta il bel tempo sull’ Europa e il nuovo presidente della Repubblica ai francesi, il socialista Francois Mitterand infatti,  il 10 del mese,   varca raggiante la soglia dell’ Eliseo polverizzando le residue speranze   del recidivo  ex premier Valery Giscard d’Estaing.  Un paio di mesi dopo i cuginetti  bloccheranno nel porto di Sète le navi cisterna che trasportano il vino italiano e riverseranno sull’asfalto il carico delle nostre autocisterne. L’idea di fratellanza tra i popoli europei risiede , come c’era da immaginarsi , soltanto nella mente malata dei governanti.

Il 13 maggio, durante la tradizionale udienza del mercoledì , il terrorista turco Alì Mehemet Agca esplode due colpi di pistola contro le sacre terga di Giovanni Paolo II°  che scorazza  sulla sua Jeep sgommando per piazza San Pietro. Ferito gravemente all’addome il pontefice  viene immediatamente trasportato al policlinico Gemelli dove gli viene riservato l’intero decimo piano. A quella pellaccia di Wojtyila non  mancheranno certo le cure e si riprenderà in fretta, peggior sorte per l’incauto attentatore , condannato all’ergastolo  finisce  ospite dello Stato italiano a via della Lungara a due passi dal panificio del mio amico Mario Fabiani, perdonato da Sua Santità gli sarà concesso qualche anno dopo di tornare in patria per finire di scontare la condanna a vita ,  ho idea che nel cambio ci abbia rimesso. Congiura o atto criminale di un pazzo? Non sarà mai chiarito , anche se i giudici propenderanno per questa seconda ipotesi.

A detta delle autorità ecclesiastiche si sarebbe  avverata in occasione dell’attentato a Giovanni Paolo II° la terza profezia di Fatima , io la penso diversamente :  il vescovo bianco caduto in terra come morto a mio avviso  altri non era che papa Albino Luciani la cui misteriosa morte non mi ha mai convinto del tutto.  

Dopo la pubblicazione della lista dei piduisti dove è inserito anche il nome di un componente del suo governo - il ministro Antonio Sarti dimessosi il 23 maggio -  Forlani scioglie il suo esecutivo e tenta senza successo l’ennesimo rimpasto,  pochi giorni dopo, il 10 giugno,   Giovanni Spadolini sale le scale del Quirinale per incontrare Sandro Pertini e il 28 giugno vara il suo pentapartito.  

E’ il 12 giugno quando Alfredino Rampi , un bambino di sei anni, precipita in un pozzo artesiano nei pressi di Vermicino, la tragedia  ci terrà incollati per ore agli schermi televisivi per assistere angosciati agli inutili soccorsi e alla sua drammatica morte in diretta. Una vicenda toccante che non potrà che lasciare il segno, quella notte non riuscirò a dormire, il giorno dopo non sarò più lo stesso.

Il primo a rimetterci la pelle dopo aver scoperchiato la pentola della faccenda P2 è il tenente colonnello Luciano Rossi, chiamato a testimoniare sul ritrovamento di importanti documenti durante la sua perquisizione nella villa di Licio Gelli. Secondo gli inquirenti si sarebbe ucciso, sarà il capofila  di una lunga serie di curiosi suicidi di Stato legati all’indagine sulla loggia massonica del maestro venerabile.

L’onda d’urto della P2  arriva fino a piazza affari , si scatenano le vendite e in poche ore vengono bruciate centinaia di miliardi, si arriverà alla chiusura della borsa per quasi una settimana, alla riapertura ancora perdite ed isteria di massa.

Il 20 luglio arriva per Roberto Calvi, socio in affari di Michele Sindona e dello spregiudicato tesoriere del Vaticano monsignor Marcinkus , la condanna a 4 anni di reclusione per esportazione di capitali all’estero, gli verrà concessa – per sua sfortuna – la libertà provvisoria.

Il 29 luglio tutte le massaie e le ragazzine davanti alla tivù – dietro sembra si veda male - per assistere al matrimonio di Carlo d’Inghilterra e Lady Diana Spencer , precederà di circa nove mesi quello ben più importante tra l’erede al trono dei Tiddi e l’ultima  rampolla di casa Liotta .

La favola della bella principessa e del suo regale sposo lascia la prima pagina  pochi giorni dopo  alla cronaca nera , tornano infatti a colpire le Br e la vendetta è implacabile: Roberto Peci, fratello del pentito Patrizio , viene ritrovato cadavere il 3 agosto , era stato rapito dai terroristi l’11 giugno.  Altre vittime degli ultimi colpi di coda dell’organizzazione eversiva l’agente di polizia Sebastiano Vinci, assassinato il 19 giugno, e l’ingegner Giuseppe Taliercio direttore del Petrolchimico Montedison.

Sotto il solleone,  nella speranza che gli italiani stiano tutti al mare e nessuno se ne accorga,  viene  scelta la cittadina di Comiso nei pressi di Ragusa come futura  base dei missili Cruise in Italia ,  la gente s’incazza e i pacifisti protestano, ma di tutto questo ai governanti guerrafondai non interessa una sega.

Lutto per la  cultura nel mese di settembre, muoiono a pochi giorni di distanza l’uno dall’altro, Eduardo De Filippo ed Eugenio Montale. Se ben poco mi rattristò  la scomparsa dell’autore di Ossi di Seppia – ne avevo avuto abbastanza al liceo -  molto di più mi rammaricai per quella del grande commediografo napoletano. Non mancavo mai alla riproposizione della riduzione televisiva -  puntualmente replicata dalla RAI in occasione delle festività di fine anno -  di Natale in casa Cupiello , a me ‘o presepe me piaceva assai – “a me mi” non si dice? E chi se ne frega! - e ancora non sapevo che, di lì a poco ,avrei dovuto riporre le statuine dei pastori e della natività in una scatola e chiuderla nell’armadio: la mia nuova padrona non voleva saperne di borotalco, paglia e ruscelli artificiali, orpelli che avrebbero irrimediabilmente imbrattato – a suo dire – l’ adorato mobilio.

Il 13 novembre un commando di Prima linea uccide a Milano l’agente Eleno Viscardi 

Lo scioglimento della Loggia P2 , l’istituzione della commissione parlamentare d’inchiesta sull’affaire , presieduta da Tina Anselmi ed il clamoroso sequestro a Verona da parte delle Brigate Rosse del generale americano James Lee Dozier,  sono gli ultimi avvenimenti di un certo rilievo che chiudono l’anno, nel frattempo l’opinione pubblica mondiale osserva preoccupata quanto accade in una Polonia nuovamente normalizzata dalla legge marziale.

Il mondo della celluloide scopre la poesia nascosta tra le pieghe della pellicola dei fratelli Taviani La notte di San Lorenzo, quello della musica piange la scomparsa di Bob Marley, incontrastato sovrano del reggae -  a me potrà spiacere per l’uomo non certo per il musicista -  nel frattempo oltre metà della popolazione  trascorre la serata in casa di fronte  al televisore , incantata dai magheggi, le gelosie e le fregnacce dei bisbetici componenti  una ricca famiglia di Dallas,  prendendo le parti ora del perfido petroliere miliardario J.R. Ewing,l’attore texano Larry Hagman,  ora dell’infelice consorte   Sue Ellen , interpretata dall’affascinante Linda Gray.

Esce nelle sale cinematografiche Ricomincio da tre , folgorante  esordio di successo dietro la macchina da presa  di Massimo Troisi , il singolare comico napoletano diventato estremamente popolare dopo il suo debutto televisivo in compagnia di Enzo De Caro e Lello Arena nella trasmissione No stop  . Il serafico caratterista racconta con semplicità e garbata ironia l’indolenza e la rassegnazione di un’impacciata  generazione  di trentenni costretta a vivere in un Sud senza futuro, accanto a lui nel film oltre all’amico Lello Arena, un Marco Messeri in forma smagliante nei panni di un collerico  malato di mente, le musiche sono di Pino Daniele.

Possiamo tornare adesso nella città eterna ed affacciarci nella zona di piazza Sonnino  per entrare insieme nel lussuoso edificio che ospitava allora – e forse continua ad ospitare  -  la sede della Fenacom – federazione nazionale degli anziani del commercio e del turismo – ramificazione dell’Enasco  dove avrei prestato la mia preziosa opera di anonimo archivista per qualche tempo.

Gianna, affabile e paffuta cugina della mia spasimante, al corrente della precarietà della mia situazione e della pruriginosa impazienza della consanguinea di prender marito si diede da fare e riuscì a trovarmi un’occupazione ,sia pure ancora una volta a termine, presso quel misterioso ente  parente povero dell’Enasarco.

Trascorsi circa un anno in quelle grandi sale di Trastevere .

Incantato dagli alti soffitti ornati di fregi marmorei e circondato da colonne monumentali, svolsi i compiti più disparati e finii per fare amicizia con un gruppo di spassosi balordi, colleghi di lavoro e chiassosi ultrà giallorossi con i quali divisi in quei giorni le ore lente che portano a sera.

Di tanto in tanto interrompevo il lavoro  per sbirciare oltre le gigantesche finestre che affacciavano sull’isola Tiberina e contemplare i riflessi del sole , dardi infuocati al mattino lampi vermigli al tramonto, che trafiggevano  le acque ferme del Tevere e ad ascoltare rapito, quando i motori delle auto e le marmitte delle moto lo consentivano,  lo svogliato sciabordio del fiume.

Ma anche quell’impiego terminò, lo confesso, questa volta fu più difficile lenire il dispiacere e temperare l’amarezza , riuscii tuttavia ad ingoiare anche quel rospo, salutai gli amici ringraziai la mia gentile benefattrice e tornai a Canossa, familiare località al civico 14, piano quarto, interno 10  della nota piazza sita tra il viale Somalia e il viale Etiopia che diede i natali al sottoscritto.

Il fuoco vivo con il quale avevo affrontato , ebbro d’entusiasmo, quell’ultima esperienza di lavoro era stato arrestato ancora una volta dalla diga eretta  dall’ostinata realtà e, smorzato toni e colori ,aveva finito per spegnersi.

Datemi un fazzoletto!

Avevo le polveri bagnate, mi avvicinai così con atteggiamento dimesso alla corte dell’avvocato Tiddi per annusare il vento che soffiava.

Gli proposi una mia eventuale assunzione in pianta stabile nella ditta di famiglia, occupazione che mi avrebbe finalmente consentito di sposarmi, ovviamente venni sconsigliato da moglie e marito -  gli ero rimasto solo io ed in particolare mia madre su di me aveva sempre contato per pianificare la quiete della sua vecchiaia -  ma non mi diedi per vinto, mi sentivo ormai costretto nei panni di figlio, era arrivata l’ora di cambiare aria, abiti e compagnia.

Dopo la partenza di Piero per via Sicilia,  prima Paolo,  poi Aurora avevano liberato gli armadi e gli scaffali delle loro stanze per traslocare con le rispettive metà in viale Etiopia il primo e in via dei Siciliani la seconda. L’appartamento di piazza Gondar  che fino a qualche anno prima stentava ad accogliere tanti ospiti turbolenti e rumorosi era diventato improvvisamente troppo grande e malinconicamente silenzioso.

Obtorto collo il neoprincipale finì per cedere, m’avrebbe inizialmente assunto -  necessariamente in nero -  dietro un compenso simbolico di trecentomila lire al mese, il problema dell’alloggio lo avrei risolto chiedendo in prestito ai suoceri l’appartamento di Ladispoli, il resto sarebbe venuto da sé o almeno così mi auguravo. Col tempo le incertezze sarebbero diventate certezze ,i sogni realtà,  ma sbagliavo : la sicurezza e la serenità non sono di questo mondo anche se allora m’illudevo lo fossero.

Non persi altro tempo, nel giro di pochi mesi grazie all’opera e al  talento del cuginastro Fabrizio ,muratore, imbianchino, elettricista ed ebanista - una sorta di puffo inventore insomma - il modesto alloggio sul litorale laziale che avrebbe accolto la nuova famigliola fu imbiancato e restaurato .

La mia promessa sposa intanto si era buttata a capo fitto  ,con impeto degno di miglior causa , nell’organizzazione del principesco matrimonio occupandosi degli sciagurati preparativi e delle consuete incombenze che precedono tali rovinosi eventi.

In un batter di ciglia ,senza quasi rendermene conto né aver fatto nulla per impedirlo o agevolarlo, mi sarei trovato accanto  a lei di fronte all’altare di San Giuseppe dei Falegnami vestito come un pinguino , bianco in volto come un cencio , ad ascoltare attonito il predicozzo di Don Ronzani e a meditare sul prima e sul dopo.

Era tempo di mettere la testa a posto e caricare la bestia  per mescolare il sangue blu del vostro narratore preferito a quello di un buon partito in gonnella . Un matrimonio imperiale che potesse costituire un vincolo indissolubile con qualche grande dinastia europea avrebbe servito ottimamente allo scopo,  lasciai invece che il sentimento prevalesse  sulla ragion di Stato e portai all’altare la donna di cui m’ero perdutamente innamorato.

Nel frattempo  però avevo tirato via dalla parete della cucina il vecchio calendario e appeso il nuovo . Frate Indovino , lunga barba bianca e paffute gote rubiconde, apparso magicamente ancora una volta a fine anno nella cassetta della posta, additava con un largo sorriso dal bordo dell’almanacco colorato  i monogrammi del 1982 .