CAPITOLO 16

 

 

Vita di coppia




 

 

 

 

 

l mattino mi svegliavo di buon’ora,un espresso fumante per me, un bicchiere di latte con una spruzzata di caffè per la mia insonnolita consorte poi, terminate  le consuete e approssimative abluzioni quotidiane, montavo sulla Ford Fiesta e attraversavo una Ladispoli ancora addormentata per raggiungere la stazione ferroviaria.

Adoravo alzarmi all’alba e avvertire sul viso la brezza pungente del mattino, mi ingagliardiva, sembrava di essere su un altro pianeta dove rigenerare le mie batterie pressoché esaurite.

Nell’aria odore di salsedine e cornetti caldi , tra le mie mani, fresco di stampa, il Corriere dello sport, alle sei e venticinque  salivo sul convoglio  per Roma dove giungevo circa un’ora più tardi.

Quando dal finestrino del vagone intravedevo le luci ancora accese di Termini s’era appena fatto giorno, l’aria era frizzante, il treno con un irritante  stridio di freni e un  ultimo sussulto arrestava la sua corsa , sceso sul marciapiede attraversavo la stazione per raggiungere una piazza dei Cinquecento già piuttosto animata nonostante l’ora.

La fermata del “38” era poco distante ,la vettura ancora accessibile, un quarto d’ora dopo scendevo a piazza Gondar per cominciare la mia giornata in agenzia.

Verso le sei del pomeriggio, terminato il lavoro, salivo nuovamente sull’autobus che mi avrebbe riportato a Termini per riprendere il treno e tornarmene a casa, questa volta a farmi compagnia nel viaggio di ritorno un nuovo eroe a fumetti, creato da Alfredo Castelli e realizzato graficamente dal disegnatore Giancarlo Alessandrini,   appena apparso in edicola , Martin Mystère, un coraggioso ed eccentrico detective dell’ignoto, a vivere con lui insolite avventure piene di fascino e mistero un uomo di Neanderthal, Java, e l’affascinante fidanzata Diana. Seguii le sue suggestive vicende  per un paio d’anni , poi , dovendo scegliere  tra lui e il mio vecchio amico Tex  – i soldi a disposizione per il superfluo latitavano e non bastavano per tutti e due  – non ebbi esitazioni e , abbandonato  il  soprannaturale  , tornai al più tradizionale western di casa Bonelli.

Intanto Letizia attendeva alle faccende domestiche e , forse, cominciava a pentirsi d’aver fatto un passo tanto azzardato, la fin troppo tranquilla vita di provincia non sembrava andarle troppo a genio . Abituata alla vivacità delle strade intorno a piazza Bologna e alle sfavillanti vetrine di viale Libia e dintorni ,stentava ad adattarsi ai ritmi intorpiditi di quella cittadina buona soltanto per le vacanze estive. Ma ci si voleva bene e tanto bastava per tener duro e tirare avanti la sgangherata carretta.

L’appartamento di via Spoleto , sistemato e ridisegnato secondo le particolari esigenze di due giovani sposi - catechizzati dall’esperienza avuta in  luna di miele avevamo provveduto a irrobustire con opportuni accorgimenti rete e materasso -  era stato allestito alla meglio mantenendo per lo più il raccapricciante  mobilio anni settanta della gestione precedente eccezion fatta per l’arredamento della camera da letto acquistata nell’ottobre del 1981 in via Merulana dal mobilificio  Cascone arredamenti al prezzo di 2.750.000 lire, con parte del denaro magnanimamente elargitoci dai miei genitori che, venduta  la storica casa milanese di via Terragni, avevano devoluto il ricavato tra i quattro figli dividendolo in parti uguali, e del talamo nuziale realizzato artigianalmente in ottone dal sor Ubaldo Maxia nell’officina di via Gallia Placidia al modico costo,si fa per dire, di 550.000 lire.

Nel frattempo avevamo già messo in cantiere Alessandro il terribile e mentre a Lety cresceva il pancione e a me qualche primo capello bianco accadde un fatto nuovo.

Era di tutta evidenza come il precario impiego in agenzia non avrebbe potuto garantirmi un guadagno adeguato alle necessità che di lì a poco meno di nove mesi la nuova situazione avrebbe richiesto, così Piero, pungolato dai miei, mosse alcune pedine e riuscì a farmi inserire tra i partecipanti ad una borsa di studio presso la Società Italiana per Condotte d’acqua. I dirigenti avrebbero poi scelto, tra una rosa di pretendenti, alcuni fortunati da inserire in pianta stabile nell’organico dell’azienda .

Il corso si svolgeva per lo più nei molteplici cantieri edili allestiti dall’impresa lungo l’italico stivale e per brevi periodi a Roma  all’interno di un fantascientifico edificio simile ad un’astronave aliena costruito sotto il manto erboso di Villa Borghese, un’inquietante aula circolare sovrastata da una gigantesca cupola.

Accadde così che proprio mentre Alessandro cresceva nel marsupio della madre, tornata nel frattempo a casa dei genitori ,io non potevo esser loro accanto che per brevi periodi.

Attraversai da nord a sud l’intera Penisola fermandomi per qualche tempo prima nelle Marche nelle vicinanze di Cingoli, poi a Vietri sul mare ospite dell’ Hotel  La Lucertola e infine in provincia di Siracusa dove Condotte stava costruendo un’autostrada .

Non ero tagliato per quella vita da vagabondo né per rispondere “Signorsì, sissignore!” a scostanti  geometri ed ottusi ingegneri che non capivano un cazzo e non vedevano al di là della loro carta millimetrata , non tardai a rendermene conto.

Ero proprio giù di corda, cominciai a star male,  non volevo più saperne di stare lontano dalla mia nuova famiglia ,quell’impiego da anonimo ragioniere consacrato alla compilazione di buste paga e al conteggio di straordinari e giorni di malattia non faceva per me.

Così una notte, mentre mi trovavo prigioniero di una scatola di lamiera, una delle tante che sagomava il desolato agglomerato di un polveroso cantiere autostradale poco lontano da Siracusa, presi l’unica decisione possibile, chiusi l’albo di Tex che al solito mi teneva compagnia in ore tanto tristi, lo infilai nella valigia insieme ai panni sporchi e a quelli puliti ,raccolsi le mie cose e scappai via.

Un viaggio surreale in una notte fatata ,infagottato da un’atmosfera ovattata ritmata dal sordo rumore dei vagoni che inciampavano sui binari prima e dal lento sciabordio del mare che sferzava i fianchi del traghetto poi, trascorsi la notte ad osservare, stregato, i paesi e le città che mi scivolavano accanto risucchiati dal finestrino.

Il convoglio ferroviario, infilato nella pancia della nave il tempo necessario per attraversare lo stretto di Messina, toccò nuovamente terra qualche ora dopo sul continente e riprese subito la sua corsa verso la capitale scaricandomi diverse ore dopo alla stazione Tiburtina.

Pioveva che Dio la mandava, secchiate d’acqua gelata che sembravano finalmente svegliarmi da un inspiegabile torpore durato troppo a lungo, affrettai il passo per superare prima possibile la breve distanza che mi separava ancora da quel che avevo di più caro al mondo. Inzuppato fino al midollo respiravo a piedi polmoni l’aria di casa,  suonai al citofono di via dei Foscari, qualcuno mi aprì,  salii al quarto piano, la mia Lety era lì ad aspettarmi la mano sul ventre tesa ad accarezzare il piccolo.

I miei familiari non sembravano in grado di comprendere il mio stato d’animo né avevano la minima intenzione di condividere la mia scelta quasi fosse  stata frutto di un capriccio, forse in un primo tempo neppure mia moglie, ma tenni duro e proseguii per la mia strada, non avrei più permesso a nessuno,sia pure animato dalle migliori intenzioni, di gestire la mia vita al posto mio.

Tornai a lavorare per papà con la segreta speranza questa volta di restare alla base, i soldi non bastavano nemmeno per superare la prima settimana del mese ma non m’importava ,nutrienti  frittate e padellate di pasta al sugo sarebbero bastate in attesa del ritorno delle vacche grasse.

Tornammo a Ladispoli nella nostra casetta al di là della marana, adoravo quel posto, all’alba sorseggiavo il caffè sul balcone prima di recarmi al lavoro godendomi la brezza impertinente del mattino,lo spicchio di mare incastrato tra i palazzoni di fronte incorniciava il mio sguardo appeso al di là della ringhiera.

Quando il clima lo consentiva facevo un salto in spiaggia per ascoltare il rumore delle onde che si accanivano sulla battigia, gli occhi socchiusi,le guance rosolate, abbandonavo le palpebre al calore del sole lasciando verniciare il mio mondo di rosso scarlatto, poi mi sedevo su quella sabbia fresca e la  lasciavo scorrere tra le dita dei piedi nudi.

Non di rado  mi recavo presso la biblioteca comunale per prendere in prestito qualche buon libro da leggere sul vagone che quotidianamente mi conduceva alla stazione Termini .

Un lieto bozzetto da vivere al rallentatore in definitiva, da provinciale quale io ero allora ed in fondo  sono rimasto tuttora, l’ imprinting del freddo assicuratore su un tenero cuore di poeta.

Accanto alla mia dolce metà  -  che in quella particolare fase era tutt’altro che metà -  attesi  emozionato di diventare padre , nel frattempo   mi lasciai adescare dai piaceri della gola e cominciai  ad apprezzare le eccellenti qualità terapeutiche del bicarbonato   fino ad abusare di quella miracolosa polverina bianca e a  superare il concetto di modica quantità.

Accadde così che, unitamente a quella della burrosa  gestante, cominciò lentamente a lievitare anche la mia trippa assumendo in breve la forma della tradizionale pancetta da cummenda, i miei altezzosi e granitici addominali scomparvero ingoiati da imbarazzanti rotoli acciambellati  mentre il torace abbozzò, laddove un tempo delineava l’ atletico  profilo dei pettorali,  un  paio d’inquietanti tette rigonfie.

A questo punto la memoria si fa più nitida e  muove in fretta le mie dita facendo rivivere sulla carta, anzi sul monitor  griffato Toshiba – sono passato al portatile -  gli eventi di quel freddo lunedì di febbraio, un fuoco di fila di emozioni, apprensioni e batticuori che si dipanano nel rapido volgere di una notte scandita dalle pallide luci al neon della silenziosa sala d’attesa del Policlinico Agostino Gemelli..

Una rapida occhiata al codice fiscale del primogenito – sto per capitalizzare  la sua polizza vita per tamponare la solita  falla di fine anno – mi fa però ricordare  che,  nel frattempo,  i fuochi d’artificio  avevano salutato il 1982  e accolto con entusiasmo il nuovo anno . Immagino sarete  curiosi di sapere  cosa accadeva intanto sul pianeta Terra  nel 1983?

Eccovi accontentati.

In Gran Bretagna i conservatori , guidati dalla lady di ferro rivitalizzata dalla vittoria delle Falkland, si confermano alla guida dell’isola , in Germania  il pachidermico Elmut Kohl istalla il suo governo democristiano e  negli Stati Uniti quella pasta d’uomo di Ronald Reagan progetta di militarizzare lo spazio costellandolo di nuove micidiali armi nucleari e , nell’attesa,  fornisce armi a destra , a  manca e al Guatemala.  

Niente di buono nel frattempo sotto il sole malato di gennaio che stenta a riscaldare la  Penisola : inflazione alle stelle , nuove tasse per i già tartassati contribuenti italiani e malcelati tentativi   da parte di un governicchio di cariatidi , incalzato da un ragioniere dello Stato  con le pezze al culo  , di bloccare contingenza e contrattazioni aziendali.

Scioperi , manifestazioni di protesta e qualche isolato incidente non cambiano la situazione :  l’italiano medio resta un bonaccione del cazzo che abbaia ma non morde e questo  il padrone lo sa. Solleticato dal consueto battage pubblicitario di stampa e tivù il solerte sig. Rossi, almeno quello che se lo può permettere, dimentica in un batter d’ occhio  disagi e crisi per rispondere immediatamente all’appello dell’avvocato Agnelli : correre ad acquistare il nuovo modello di casa  Fiat, la risparmiosa Uno, uscita or ora dai modernissimi impianti robotizzati di Mirafiori. 

Chi non conosce crisi è  il clan mafioso  che , approfittando della latitanza dello Stato, si libera  senza problemi  , né scrupoli , del giudice di Trapani  Ciaccio Montalto colpevole di  aver avviato  alcune indagini sui  biechi affarucci di Cosa Nostra  .

 Dopo il barbaro assassinio  dello scomodo magistrato   le cosche ripongono la pistola , sempre carica per ogni evenienza ,  nella fondina e riprendono indisturbate ad architettare piani e concludere lauti   affari con la complicità di politici di dubbia moralità  e finanzieri d’assalto.

Manette ai polsi – si fa per dire - intanto per politici di secondo piano,  amministratori locali e assessori della cricca Pci  e soprattutto di quella Psi : storielle d’appalti truccati, mazzette e affarucci di bottega non proprio trasparenti regolati all’interno di assessorati e amministrazioni periferiche.

Si tratta per ora  di robetta da poco, niente a che vedere con le palate di miliardi scoperte da tangentopoli , ma anche adesso gli imputati, come faranno qualche anno più tardi  - durante le inchieste di  mani pulite -  i loro più illustri dirigenti  , parlano apertamente di complotto ordito ai loro danni da giudici corrotti e schiumano di rabbia per essere stati denunciati.

Hanno ragione !| La corruzione è  stata la linfa rigeneratrice che ha nutrito l’amministrazione pubblica fin dai tempi di Crispi e Giolitti , senza questo sano malcostume nessuno avrebbe costruito strade, piazze ed ospedali, purtroppo però , all’interno delle  consorterie di partito , è finito l’olio per lubrificare le ruote e si sono spezzati i sofisticati meccanismi per far girare la mastodontica macchina dell’economia di Stato ed inevitabilmente  è finita la festa ed è scoppiata la faida.

Dal clientelismo  si passerà  all’immobilismo e solo quando , rivoltata la giacca, torneranno alla carica i vecchi corruttori e i loro tirapiedi, spalleggiati dalle nuove lobby dell’informazione , si tornerà a parlare di grandi  lavori, nuovi appalti e ,immancabilmente , della leggendaria costruzione del ponte sullo stretto di Messina, ma questa è storia d’oggi.

Il quartiere africano torna ad assurge agli onori della cronaca, purtroppo nera,  alle 22,45 del 2 febbraio . Paolo di Nella,  giovane attivista di destra, viene aggredito alle spalle in viale Libia mentre in compagnia di una camerata affigge  su un cartellone pubblicitario  dei manifesti sul verde pubblico, gli fracassano il cranio a colpi di spranga, forse di chiave inglese, poi scappano per via Lago Tana ,  morirà  il 9 dopo sette giorni d’agonia.  Era solo un ragazzo con la testa piena d’ideali più o meno condivisibili, i fasci ne faranno un martire della rivoluzione e ancora oggi ad ogni anniversario dalla morte presentano il picchetto d’onore bloccando il traffico nella zona.

In  marzo muore in esilio a Ginevra un vero galantuomo, Umberto II° di Savoia , il re di maggio non riuscirà mai a rivedere la sua patria, desiderio esaudito invece per la sua meschina discendenza  recentemente autorizzata da un  parlamento di polverose mummie a far ritorno in Italia.

Bettino nel frattempo non ne può più, sta per scoppiare dalla voglia di fottere la poltrona da sotto al culo all’insopportabile  nanerottolo e   tesse nell’ombra le sottili trame per subentrargli ad urne chiuse.

Dopo aver tentato uno sdolcinato approccio nei confronti di Berlinguer con il triste risultato di beccare una sonora buca dal leader comunista , non può  che rivolgere le sue morbose attenzioni alla corrente Dc di De Mita.  Pertini capisce l’antifona , scioglie le camere e,  dopo qualche inconcludente giro di consultazioni ,  indice nuove elezioni per la fine di giugno.

Una settimana prima però la notizia dell’arresto del popolare presentatore Enzo Tortora , avvenuta il 17 giugno all’hotel Plaza di Roma , sottrae le prime pagine alla politica.

 Accusato di traffico di droga e connivenza con la camorra il presentatore di Portobello sarà  prima condannato – 17 settembre 1985 - a dieci anni, poi,    accertata la sua innocenza anche da parte della Magistratura – il popolo italiano non aveva mai creduto alla sua colpevolezza -   verrà  assolto nel processo d’appello del maggio 1986 svoltosi nel carcere di Poggioreale ,   il cancro porterà a termine l’opera dei giudici  uccidendolo il 18 maggio 1988 . Tortora è, dopo tutto , una delle tante vittime della discutibile Legge n.304 del maggio 1982 che in cambio di delazioni, informazioni e confessioni offre agli astuti pentiti dell’ultima ora sconti di pena,  ricchi premi e cotillon, strumento utilissimo indubbiamente , che porterà tuttavia in carcere insieme ai  delinquenti di mezza tacca e alle imprendibili primule rosse  anche tanti innocenti .

La scelta di flirtare con il Psi costa caro alla Dc dell’ingenuo Ciriaco da Nusco che perde, nelle consultazioni elettorali del 26 e 27 giugno,  il 5,4%  alla Camera e addirittura il 6,9% al Senato, Craxi invece assiste al  suo trionfo e gongola . Sotto la sua guida,  il partito  ha incrementato i  voti di quasi l’11%  , il vincitore non potrà che ricevere a breve l’incarico di formare il nuovo governo , circostanza che puntualmente si verifica il 21 luglio.

Il 26 luglio a Torino la Corte d’assise   chiude definitivamente il sipario sulla stagione del terrore rosso che ha investito il Paese negli  anni di piombo con la condanna all’ergastolo dei principali brigatisti della colonna torinese, tra loro  Mario Moretti e Valerio Morucci. Il 10 dicembre si conclude, con otto ergastoli , anche il processo contro gli appartenenti a Prima Linea ,  con i pentiti la Legge  userà invece il guanto di velluto concedendo , tra gli altri ,  anche a Marco Donat Cattin, Michele Viscardi e Giuseppe Crippa   la libertà provvisoria.

Cosa Nostra viceversa mantiene inalterata la sua forza e tre giorni dopo liquida con una carica di esplosivo il giudice Rocco Chinnici  e due uomini della sua scorta, il magistrato era deputato ad indagare   sugli ultimi omicidi di mafia , 

Prima di partire per le vacanze il presidente del consiglio incaricato modella un pentapartito a sua immagine e somiglianza inserendo nella lista,  oltre ovviamente ai socialisti e ai frastornati alleati democristiani, i repubblicani di Spadolini , i socialdemocratici di Longo e i soliti liberali, una babele di maneggioni e trasformisti che celebreranno l'inizio dell’ epopea di Bettino il grasso.

Mentre Gelli scompare dal suo esilio dorato in Svizzera prima dell’estradizione ,  in Brasile viene arrestato il potente capomafia Tommaso Buscetta, sarà lui il principale accusatore di Andreotti nella lunga sequela di processi intentati contro il senatore a vita    presunto mandante dell’assassinio di Mino Pecorelli.

Il 1983 si chiude con il pungente attacco  di Sandro Pertini,  nel consueto messaggio televisivo alla nazione di fine anno, all’operato del governo che ha da poco approvato la risoluzione per l’istallazione dei missili a Comiso.

Sergio Leone dirige il suo indiscusso capolavoro , C’era una volta in America e Riddle Scott il tenebroso affresco fantascientifico Blade Runner  ma le platee si commuovono fino all’inverosimile per E.T., un filiforme mostriciattolo venuto dallo spazio che vorrebbe tanto far ritorno a casa.

Sarà quel che sarà , cantata da una semi sconosciuta  Tiziana Varale,  vince il festival di Sanremo – una bella canzone e una voce convincente , peccato che la protagonista ritorni immediatamente nell’ombra - e , mentre Toto Cotugno ci presenta quello che,  secondo lui,  sarebbe l’Italiano vero , Vasco Rossi delinea con Vita Spericolata quello che vorrebbe essere . 

La tivù, trascurata per ovvi motivi quando la sera era fatta per divertirsi e cazzeggiare con gli amici ,  ora che la routine familiare mi ha infilato le pantofole diventa una compagna fedele a cui è difficile rinunciare.

Se già nel 1982 il dottor Quincy ,   valente medico legale armato solo di siringhe e provette nella sua lotta contro il crimine e  Thomas Magnum,  squattrinato investigatore privato ospite di un ricco scrittore in una  lussuosa villa delle Haway, abitualmente alla guida di una fiammante Ferrari, erano diventati gli amici più affiatati miei e di mia moglie nel consueto dopo cena televisivo, nel 1983 arriva a rallegrarci le serata la spassosa banda del Drive In .

Il barista logorroico  e il camionista schizofrenico di Francesco Salvi, lo scaltro banditore dell’Asta Tosta o il professor Vermiglioni di un giovanissimo Ezio Greggio, lo scoppiettante Gianfranco D’angelo col suo improbabile cane prodigio Hasfindanken e le sue esilaranti imitazioni della Carrà e di Gervaso - Gervasetto, Enzo Braschi nelle vesti del  paninaro incessantemente impegnato nel disperato quanto vano tentativo di cuccare le sfittizie, Giorgio Faletti interprete dei divertenti sketch  nei panni di Vito Catozzo e Suor Daliso ,  Sergio Vastano attempato studente  fuoricorso che ,  incurante dei continui insuccessi,  continua sdegnosamente a rifiutare  il diciotto, questi solo alcuni dei  personaggi  di un  varietà che divertirà una generazione e modificherà il lessico dei giovani degli anni ottanta.  Accanto a questi una nutrita  sfilza di maggiorate,  succintamente vestite,  lasceranno strabordare i seni dalle ampie scollature e dai reggipetti a balconcino per inchiodare al video il numeroso pubblico maschile stuzzicando così gli  appetiti sessuali degli italiani compresi quelli  del piccolo Alessandro che strabuzzerà gli occhietti e avrà il suo bel da fare, in quei suoi primi giorni da maschietto, nel provare a palpeggiare attraverso lo schermo piatto le straripanti  poppe di Carmen Russo e Tinì Cansino .

Tappa d’obbligo sulla poltrona davanti al teleschermo alle 22,30 per la Domenica sportiva , in plancia è tornato il navigato Alfredo Pigna, purtroppo è anche l’anno dell’approdo in Rai di una trasmissione idiota come Pronto Raffaella  trasmessa  dalla rete ammiraglia e condotta da una Carrà in fase calante .  Il vaso pieno di fagioli  inquadrato in primo piano accanto al volto in decomposizione della conduttrice diventa il pensiero fisso del telespettatore medio della fascia pomeridiana che,   incollato  alla cornetta del telefono , chiama a ripetizione in trasmissione nella speranza d’indovinare il numero dei maledettissimi legumi e portarsi a casa l’ambito premio. Nutrita la presenza in studio di ex vip alla disperata  ricerca di nuova notorietà ospitati dall’ineccepibile padrona di casa.

Il personal computer intanto entra nelle prime aziende di piccoli imprenditori o artigiani e negli studi professionali  ,  per ora è un costoso giocattolo per pochi ma la crescita della produzione diventerà inarrestabile di lì a poco e sostituirà in breve le obsolete e rumorose macchine da scrivere e gli ingombranti elaboratori elettronici.

La pagina più esaltante del 1983 viene scritta però in primavera,  allo stadio Olimpico della capitale , dalla grande Roma di Dino Viola e Nils Liedholm.

La cavalcata verso il tricolore comincia al S. Elia dove i giallorossi castigano il Cagliari con un secco 3-1, alla seconda giornata tocca al Verona battuto all’Olimpico con un goal su rigore di Agostino Di Bartolomei. A Marassi, sette giorni dopo,   gli uomini di Liedholm subiscono la prima sconfitta per piede  di un giovanissimo Mancini ma si rifanno  al turno successivo a spese dell’Ascoli sconfitto 2-1 con reti di Prohaska e Pruzzo. Si va al S. Paolo e ,  dopo aver subito la prima segnatura,  la Roma rimonta con Iorio, Nela e Chierico e batte dopo undici anni il Napoli in casa. La vittoria di misura sul Cesena precede l’incontro di cartello con la Juventus a Torino , i giallorossi dominano in lungo e in  largo ma si fanno infilare ingenuamente da Platini su preciso assist di Tardelli ad inizio ripresa e la vittoria va ai padroni di casa . La domenica successiva, all’Olimpico contro il Pisa la formazione di casa subisce prima la rete degli ospiti ma poi  Pruzzo  firma una doppietta  e Maldera  il sigillo finale regalando i due punti alla Roma. Il pareggio esterno ad Udine per 1-1 poi ancora un successo per 3-1 sul terreno di casa contro la Fiorentina con due missili terra aria da fuori area di Bruno Conti. A Catanzaro non si va oltre lo 0-0 ma il 12 dicembre 1982 Falcao e compagni tornano ad allungare in  classifica regolando l’Inter per 2-1. La trasferta di Avellino che si chiude sull’1-1 saluta il 1982.

Alla ripresa del campionato dopo la pausa natalizia la Roma ospita il Genoa e lo strapazza con un secco 2-0, il 9 gennaio il pareggio per 1-1   con il Torino pone termine al girone d’andata.

Dopo il giro di boa la squadra sembra stentare  e i risultati altalenanti della seconda parte del torneo preoccupano i tifosi : due pareggi e due vittorie interne con Cagliari e Sampdoria con il minimo scarto e due pareggi esterni per 1-1 con Hellas Verona e Ascoli. La svolta con il Napoli il 20 febbraio , i partenopei ,  umiliati allo stadio Olimpico dalle cinque marcature di Nela, Ancelotti, Pruzzo e Di Bartolomei ,  lasciano la capitale con la coda tra le gambe, il 5-2 finale da nuovo vigore agli uomini di Liedholm  che , pareggiato 1-1 il match successivo con il Cesena,  si preparano al big match , questa volta sul terreno amico,  con i campioni d’Italia in carica.

In classifica la Roma ha un vantaggio di cinque punti sui principali antagonisti per lo scudetto , potrebbe accontentarsi del pareggio e a sette minuti dal termine della partita è addirittura in vantaggio per 1-0, sembra fatta ma ancora una volta si fa raggiungere e nel finale superare dai bianconeri, finisce 2-1 e nascono le consuete polemiche per la scelta effettuata dall’allenatore svedese che ha preferito il giovane Righetti all’esperto Maldera.

La domenica seguente la Roma si reca a Pisa dove supera agevolmente i toscani con il risultato di 3-1, l’incontro  successivo  con l’Udinese   finisce a reti inviolate , ancora un pareggio per 2-2 a Firenze,  una  convincente vittoria , 2-0 , nella gara contro il Catanzaro in casa e si vola  a Milano dove Inter e Roma  non vanno oltre lo 0-0.

La partita successiva vede i giallorossi opposti all’Avellino, a tre turni dal termine del torneo non ci si può permettere si sbagliare, Falcao sblocca il risultato con una fucilata e  Di Bartolomei lo fissa sul 2-0 , il tabellone luminoso dell’Olimpico intanto evidenzia la vittoria dell’Inter sulla Juventus per 3-1. Il tricolore sembra ormai vicino ma l’indomita corazzata juventina smorza ancora una volta l’entusiasmo dei giocatori in campo e dei tifosi sulle gradinate agguantando i nerazzurri nel finale.  C’è ancora da soffrire ma sulle tribune appare già un gigantesco scudetto, la Juve non va oltre il pareggio la Roma è campione d’Italia con due turni d’anticipo , le ultime due partite,  il pareggio 1-1 con il Genoa e la vittoria per 3-1 contro il Torino , non potranno cambiare la situazione.

Questa la formazione tipo Campione d’Italia 1982-83 : Tancredi, Nela, Vierchowod, Ancelotti, Falcao, Maldera, Conti, Prohaska, Pruzzo, Di Bartolomei, Iorio; queste le riserve : Superchi, Nappi, Righetti, Valigi, Faccini, Chierico, Giovannelli.

In città e provincia si scatena il carnevale , quarantuno anni dopo il primo scudetto conquistato allo Stadio Nazionale – l’odierno Flaminio  - la Roma torna a vincere il campionato italiano di serie A , è il 15 maggio , al preciso scoccare del suo terzo mese il piccolo Alessandro, in precario equilibrio sul tavolo della sala da pranzo e sostenuto dalla mano sicura della mamma , è costretto ad indossare il primo completino giallorosso artigianale con tanto di sponsor Barilla, sarà imitato dal fratello diciotto anni più tardi , ma questa è una storia di là da venire.

Il trenino di Ladispoli  torna a passare sotto al balcone di via Spoleto guarnito da decine di bandiere che garriscono al vento, questa volta però i colori non sono quelli  della Nazionale ma quelli della Magica.

Torniamo pure in ospedale adesso: sta per ultimarsi  la stupefacente metamorfosi del mio elettrizzato spermatozoo d’esordio ,  esaurite le abbondanti scorte di vasosuprina la mia signora è pronta a sfornare il primo erede.